L’arcivescovo Pezzi da Mosca ci ha inviato un messaggio natalizio.
Cari amici di Russia Cristiana,
ormai in prossimità del Natale, desidero ringraziarvi molto per come sostenete la speranza degli uomini senza fare distinzioni in buoni e cattivi, ma offrendo sempre un’amicizia, un luogo in cui poter incontrarsi e parlarsi.
Viviamo un’epoca in cui gli sviluppi della scienza e della comunicazione hanno raggiunto frontiere solo poco tempo fa impensabili. Sembra paradossale e incredibile, ma tra gli uomini cresce l’indifferenza, l’incapacità a parlarsi. Si comunicano molte informazioni, ma non si condivide nulla, o comunque troppo poco.
E così crescono esponenzialmente i conflitti: quanti conflitti dimenticati e quanti nuovi tra i popoli e le nazioni! Quante tragedie ai confini degli Stati, all’interno degli stessi Stati, per terra, nei mari. Quanti innocenti che non sanno nemmeno il perché, si ritrovano a dover lasciare tutto, affidandosi a qualcuno che possa accoglierli. Quanti drammi nelle nostre famiglie, nelle comunità!
E a tutto questo si aggiunge un disprezzo della realtà del creato, un disprezzo della persona umana, un disprezzo di Dio. Anziché creare ponti sembra che ci sia una corsa impazzita quasi a distruggere, o perlomeno a creare divisioni.
Papa Francesco è tornato a parlarne nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, giunta ormai alla sua 57-a edizione, sottolineando le frontiere dell’intelligenza artificiale e della comunicazione come importante strumento per la pace.
Ed è proprio la pace il grande assente dalla nostra vita. Ma è anche l’atteso ospite dei nostri cuori, delle nostre famiglie, comunità, popoli e nazioni. «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio; e il suo nome sarà: Principe della pace» (cfr. Is 9,5). Il Natale di Gesù è un Natale di pace: guardiamo al presepe, a Betlemme; fissiamo lo sguardo su questo Bambino, Cristo che nasce per noi!
Nel vostro essere amici, nel dare voce a chi avrebbe più difficoltà a farlo, — e va detto che lo fate con creatività — voi date testimonianza del fatto che solo il bene edifica, costruisce nuovi rapporti di verità e carità.
Per fare questo, per sostenere in noi la speranza, e sostenerla negli uomini (nostri fratelli, e non concorrenti o nemici!) occorre che si riverberi in noi la sensazione che qualcuno ci ha finalmente compresi, è l’esperienza di essere voluti, amati, attesi.
Come la samaritana al pozzo: Gesù la «vuole», vuole la sua fede, Gesù l’ama come mai è stata amata, Gesù la attende, fin dall’eternità l’attendeva.
Benedetto XVI, riflettendo sull’esperienza vissuta alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid nel 2011, diceva: «io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato». E precisava: «In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. È bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili» (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2011).
E qui veniamo alla preghiera in modo serio, che è mendicanza. Come è possibile in me questo riconoscimento di essere amato, voluto? Come è possibile che passi a me, attraverso la conoscenza e l’amore, Colui che si propone alla mia vita così carico di proposta? Ecco la preghiera è mendicanza che l’evento di Cristo in mezzo a noi sia accolto, diventi fonte continua di ripartenza, cioè di perdono.
Senza una domanda, senza una mendicanza anche Cristo resta un «devoto ricordo» che non c’entra niente con la mia vita presente.
E allora tutto diviene una pretesa: si pretende dagli altri, si pretende dalla realtà, si pretende da se stessi (oh! come si diventa cattivi con se stessi!), si pretende da Dio: perché Dio non ferma la guerra? perché non fa fuori questi «bastardi» di … (ognuno metta in cuor suo chi vuole); perché Dio non ferma la morte ingiusta dei bambini? perché dilagano le malattie, le epidemie? È solo il mendicare che ci fa «vedere» la risposta presente.
Per non pretendere occorre umilmente domandare: «come può avvenire questo?» (cfr. Lc 1,34) diceva la Madonna all’Angelo. E la risposta dell’Angelo diviene per la Madonna un volto da guardare, da seguire.
Che la fede della Madonna diventi il nostro grido in questo finire di Avvento: «Vieni, Signore Gesù». E che Gesù venendo ci trovi mendicanti del Suo volto, Lui che è mendicante del nostro volto, del nostro cuore. Occorre avere, meglio mendicare almeno un po’ la posizione di Maria, di Giuseppe, dei pastori, dei Magi; e occorre rischiare sul perdono, che solo permette di ricreare ciò che sembra perduto.
Vostro in Cristo,
+ paolo p.
Fonte: Paolo Pezzi | LaNuovaEuropa.org