È vero che occorre «far sì che la maternità torni a diventare “cool”», perché «il rischio è che in nome della realizzazione professionale dimentichiamo che esiste la necessità e la missione di mettere al mondo dei bambini»? La recente affermazione in un dibattito tv della senatrica di Fdi Lavinia Mennuni ha sollevato un acceso confronto politico, che ha di fatto mostrato come come siano sostanzialmente ignoti sia il modo in cui le più giovani guardano la prospettiva di diventare madri senza attendere i 30 (e più) anni sia i motivi che fanno collocare la scelta procreativa dietro altri obiettivi personali. Dopo aver preso nota ieri delle riflessioni “del mondo adulto” (tutte su Avvenire.it come «Donne e maternità»), oggi ci mettiamo in ascolto di sei ragazze, un mini-campione che ci offre riflessioni – espresse con la massima libertà – assai sintomatiche dell’aria che tira oggi tra le ventenni.
Lorena: «Non ci si realizza solo diventando mamme»
Lorena – Collaboratori
Lorena, 20 anni, abita a Chiavari e frequenta Giurisprudenza a Genova. «Essere mamma è tra le mie aspirazioni, ma sono ancora troppo giovane. Spero di diventare madre senza che passino molti anni, ora però non è tra le mie priorità: penso che una ragazza come me, che studia e abita ancora con i genitori, non debba necessariamente pensare già di mettere al mondo una vita. È un’enorme responsabilità a livello materiale ma soprattutto affettivo. Una donna senza bambini non è meno donna di una madre. Occorre essere libere, si possono avere aspirazioni differenti da quelle che la società impone come convenzioni. Altre volte non si tratta di una scelta: si può diventare madri senza poterlo decidere oppure, nonostante il forte desiderio, non è possibile per vari motivi. Le mie amiche? La maggior parte spera un giorno di diventare mamma. Sono tutte d’accordo però che questa non debba per forza essere la massima forma di realizzazione di una donna. Scegliere di essere mamme è influenzato molto dalla condizione della nostra società, in particolare a livello economico: con lo stipendio che ottiene una donna tra i 18 e i 25 anni è impossibile pensare di poter mantenere dei figli in modo dignitoso. Tra noi giovani, di conseguenza, ormai si aspetta sempre di più ad avere figli, nella speranza di trovare un’occupazione stabile. Definire cool la maternità è riduttivo, e quasi offensivo: una ragazza se desidera diventare madre va sostenuta a prescindere da una tendenza che, tra l’altro, come emerge può anche scomparire». (Alberto Gastaldi)
Ilaria: «Per sognare il futuro occorre essere in due»
Ilaria – Collaboratori
Ilaria, studentessa al secondo anno di Ingegneria aereospaziale al Politecnico di Milano ha compiuto da poco 19 anni. Nata a Roma e cresciuta in provincia di Modena, ha frequentato a Bologna il liceo linguistico quadriennale dedicando tanto tempo anche alla danza sportiva, e si è poi trasferita a Milano per l’università. Tra un corso e l’altro conosce Lapo, un collega di studi milanese, con cui fa coppia fissa da più di un anno. «Cerco di vivere al meglio il mio presente, perché è quello che ho tra le mani. Ma è molto importante anche pensare al futuro, sia in ambito professionale che in quello personale. Da quando ho il fidanzato, anche se stiamo insieme da poco, ci troviamo a parlare di quello che vorremmo fare da grandi e dove vorremmo completare gli studi. Conseguita la laurea triennale, potremmo trasferirci all’estero per fare la magistrale in Inghilterra, Francia, Germania, o nei Paesi Bassi. Oppure terminare l’università a Milano, ma inserendo nel piano di studi l’esperienza dell’Erasmus. La mia carriera potrebbe prendere mille direzioni diverse. Nella società odierna le donne hanno la possibilità di affermarsi in lavori che prima erano appannaggio esclusivo degli uomini – continua Ilaria –. Voglio studiare per costruirmi una carriera e anche per raggiungere una stabilità economica che mi permetta di crescere i miei figli. Non sono pronta ad averli adesso, perché sto investendo sul mio futuro professionale e perché penso di non avere ancora la maturità necessaria per affrontare la maternità. Ma so che vorrei averli, e che per averli ci vuole la persona giusta con cui decidere di costruire una relazione che sia stabile e duratura nel tempo». (Anna Sartea)
Alessia: «So che ci vorranno tempo ed energie»
Alessia – Collaboratori
Alessia, 24 anni, milanese, da poco ha terminato il percorso universitario in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi di tutela all’Università Cattolica. Lavora come educatrice all’interno di un’équipe che si occupa di famiglie e persone in difficoltà economica e abitativa, seguendo il progetto di Residenzialità sociali temporanee. Da marzo svolgerà il tirocinio pratico-valutativo necessario per entrare nell’Albo degli Psicologi e realizzare la professione di psicologa-psicoterapeuta clinica. «La maternità? E’ prendersi cura e far crescere una nuova creatura, che è stata messa al mondo da due persone e che entrambe sono chiamate a educare. Sono convinta che si possano avere figli anche quando si ha un lavoro, se si è in due a volerli e a crederci, e che una donna si realizza totalmente quando ogni dimensione della sua vita è al proprio posto. Quando mi sono iscritta alla laurea magistrale ho conosciuto Tommaso, anche lui studente universitario. Frequentandoci abbiamo scoperto di avere gli stessi desideri per il futuro: “metter su famiglia” e realizzarci nella sfera privata, oltre che in quella professionale. Stiamo costruendo una relazione solida, e alla base del nostro essere coppia c’è il progetto matrimoniale, appena avremo iniziato entrambi a lavorare. I miei genitori hanno dovuto affrontare anche sacrifici e rinunce, ma mi hanno dimostrato che avere figli non è un ostacolo. Sono cresciuta nella consapevolezza che ogni bambino è una scelta e richiede tempo ed energie, perché non basta generarlo, bisogna anche prendersene cura. Un figlio è una relazione, che va costruita dedicandogli tutto il tempo di cui ha bisogno». (Anna Sartea)
Fiamma: «Prima l’indipendenza, poi verrà il resto»
Fiamma – Collaboratori
Fiamma, 23 anni, una laurea triennale in Scienze politiche, frequenta il primo anno della laurea magistrale in Relazioni internazionali all’Università di Firenze. Tra i suoi sogni, il giornalismo. «Diventare madre non è escluso da nessuna delle ragazze che conosco, anzi, direi che è diffusa la certezza di volere figli. Oggi però è difficile, per vari motivi. Vorrei diventare madre, per quanto questo mi faccia paura. Oggi ci mettiamo tanto a poter pagare un affitto o un mutuo: la prospettiva è di uscire di casa a 27 o 28 anni, ma fino ai 35 spesso non c’è stabilità economica. Così diventa difficile prendersi la responsabilità di fare un figlio. Inoltre le relazioni sono fragili, c’è grande immaturità. Soprattutto da parte maschile manca una progettualità per la vita di coppia, figuriamoci per i figli. Tra le donne c’è una difficoltà in più: è il timore di trovarsi di fronte a una scelta tra famiglia e lavoro, l’ho visto capitare a persone che conosco. Una donna può veder sfumare gli obiettivi per i quali ha studiato e lavorato. Questo è molto brutto e ingiusto rispetto a un uomo: anche lui diventa genitore ma non gli viene chiesto di fare questa scelta. Mi spaventa dover dire un giorno al mio datore di lavoro “sono incinta”. Essere madre è un’aspettativa importante per una ragazza? Sì, in un mondo ideale, dove ci fosse parità vera. Però le scelte o le aspirazioni non si possono imporre: oggi credo che la massima aspirazione per una ragazza sia quella di essere indipendente, forte, saper pensare con la propria testa. Da questo deriva tutto il resto, anche l’essere madre». (Riccardo Bigi)
Francesca: «Temo la scelta tra lavoro e figli»
Francesca – Collaboratori
Francesca, arteterapeuta di Baiano (Av), educatrice di Azione cattolica. A soli 24 anni ha dato vita, con altri giovani, a una cooperativa sociale a scopo educativo. Solo qualche giorno fa ha avuto, con il suo fidanzato, un appassionato confronto sulle dichiarazioni della senatrice Mennuni: «Le prospettive tra uomo e donna, sulla questione, sono diverse. Per loro “essere madre” è una conseguenza naturale dell’“essere donna”» racconta: «Sento di voler diventare madre, anche perché vivo una relazione d’amore e sento che quell’amore potrà un giorno allargarsi, ma non ritengo sia la maternità a definirmi come persona. Parlando con altre ragazze mi sono resa conto che il desiderio di maternità non è una priorità per tutte. Ma credo ci sia anche una sorta di ribellione silenziosa da parte delle mie coetanee: la società, soprattutto al Sud, ti ritiene realizzata solo se diventi mamma: una donna non mamma è quasi stigmatizzata. E poi, c’è la solitudine. La maternità è vista ancora come qualcosa che attiene alla sola donna. Da adolescente pensavo che a 25 anni sarebbe arrivata la svolta della mia vita: lavoro, matrimonio e figli. Mia mamma a 20 aveva già mia sorella: mi sono sempre vista, quindi, come una mamma giovane. Ma questo sogno si è scontrato con la dura realtà. Oggi sto costruendo la mia vita lavorativa. Sono una lavoratrice autonoma e questo, un domani, senza sufficienti garanzie, potrebbe rivelarsi un limite per la maternità. Già ora temo la possibilità di ritrovarmi a scegliere tra figli e lavoro». (Mariangela Parisi)
Chiara: «Bambini presto ma con realismo»
Chiara – Collaboratori
Chiara, 20 anni, è nata in provincia di Lecce, è una grande appassionata di calcio e tifosa dell’Inter. Due anni fa si è trasferita nel capoluogo lombardo per motivi di studio e sogna di superare il concorso per diventare commissario di polizia. Altrimenti, farà l’avvocato, seguendo le orme paterne. La sua famiglia vive in Puglia, dove abita e studia anche Matteo, il ragazzo con cui è fidanzata dall’anno della maturità, anche lui studente universitario. Pur essendo ancora molto giovani e ritrovandosi, per necessità, a vivere la loro relazione a distanza, Chiara e Matteo stanno progettando un futuro insieme. «Ho cominciato a fare progetti per il futuro durante il penultimo anno di liceo, quando mi sono chiesta chi volessi essere da grande e quale percorso universitario intraprendere. Se prendere una laurea triennale e poi cercare subito lavoro o cercare un percorso quinquennale. Ho deciso così che mi sarei iscritta a Giurisprudenza e l’avrei frequentata a Milano. Sin da subito abbiamo cominciato a parlare dei temi di fondo, per capire se condividessimo gli stessi sogni e obiettivi. Non vogliamo arrivare a 25-26 anni e ritrovarci a sognare cose diverse, rendendoci conto di aver sprecato anni inutilmente. La prospettiva è ancora lontana, ma abbiamo il desiderio di sposarci. Prima vengono gli studi universitari e la costruzione di una carriera professionale che possa dare una stabilità economica e garantire l’indipendenza dalla famiglia d’origine, ma appena ci saranno le condizioni ci piacerebbe sposarci e avere due o tre figli… Arrivando da un paese del Sud, a me non risulta affatto estranea l’ipotesi di avere figli prima dei trent’anni. Ho delle conoscenze della mia età che sono già madri, anche di due bambini». (An.S.)
Fonte: R. Bigi, A. Gastaldi, M. Parisi, A. Sartea | Avvenire.it