L’emittente, che domenica scorsa aveva mostrato un grafico che documentava come l’aborto sia la prima causa di morte al mondo, ha chiesto scusa. Ecco tutta la storia
E così l’emittente televisiva francese Cnews, che domenica mostrando un grafico aveva definito l’aborto la prima causa di morte al mondo, ha chiesto scusa. Per dei dati fasulli? No, per averli diffusi. La trasmissione aveva subito sollevato un polverone di indignazione sui social e sui media internazionali, compresi alcuni giornali italiani, non con l’accusa di aver mentito ma di non averlo fatto. In pratica la temeraria emittente privata aveva dichiarato che «nel 2022 in Francia sono state registrate 234.300 interruzioni volontarie di gravidanza» e che nel mondo i bambini abortiti sono il 52% di tutti i decessi planetari. Bugie? Fonti inattendibili? Assolutamente no, dati ufficiali ad esempio dell’Oms o dell’Istituto Worldometer, sito web che fornisce statistiche in tempo reale in 34 lingue. A prendere le distanze dalla trasmissione (En quête d’esprit, “Alla ricerca dello spirito) è stata la presentatrice dello stesso canale Laurence Ferrari, che non si è scusata per una bufala ma per «un errore che non avrebbe dovuto verificarsi» in quanto i dati tra i decessi per altre cause (malattie, incidenti, ecc.) e le morti per aborto «sono incomparabili», non si sa bene perché. Alle sue scuse si è allineata la direzione dell’emittente, mentre il ministro della Salute francese Fréderic Valletoux tuonava che «è qualcosa di indegno», beninteso non il fatto che in un anno 234mila francesi e decine di milioni di umani siano stati uccisi prima di poter nascere ma che sia stato detto così brutalmente in tivù. Secondo il ministro, l’iscrizione dell’interruzione di gravidanza nella Costituzione, voluta da Macron, «sarà un passo avanti essenziale», considerazione opinabile. Non opinabili sono invece i numeri, che poi possono essere interpretati in modi diversi, ma almeno vanno letti per capire il dato.
Una ricerca tra i dati dell’Istituto superiore di Sanità, quelli dell’Oms, delle associazioni professionali medico-scientifiche e dell’Istituto Worldometer ci dice che nel mondo muoiono ogni anno 60 milioni di esseri umani, esclusi i bambini abortiti. Questi ultimi ammontano circa a 50 milioni, cifra in difetto per due motivi: in ampie regioni del mondo l’interruzione di gravidanza avviene ancora in modo clandestino, dunque non quantizzabile, e anche laddove è regolata dalla legge andrebbe considerato il numero di non nati a causa dell’aborto farmacologico.
A fronte, dunque, di 50 milioni di morti l’anno per aborto volontario, l’Oms enumera la “top ten” delle altre cause di morte al mondo: la prima, cioè le malattie del sistema cardiocircolatorio (cardiopatie e ictus), uccide 17 milioni di persone, meno di un terzo dell’aborto. Se guardiamo all’Italia, l’Istituto superiore di Sanità ci dice che abbiamo uno dei tassi minori di aborti volontari, eppure anche così parliamo di 63.653 vittime. Worldometer, che modifica i numeri sotto i nostri occhi perché ogni istante qualcuno nasce e qualcuno muore, racconta che in questi due mesi di 2024 sono morti 9 milioni e mezzo di esseri umani: e gli aborti sono già 7 milioni 75mila e 296. Non la conquista ma la sconfitta di una società, che non permette il vero diritto: di nascere, per il feto, di partorirlo, per le madri. Questo è lo choc, non il darne notizia.
Fonti: Lucia Bellaspiga | Avvenire.it