“Oggi il pericolo più brutto è l’ideologia gender che annulla le differenze (…) cancellare la differenza è cancellare l’umanità”. Così Papa Francesco si è espresso lo scorso 1° marzo 2024[1], ricevendo i partecipanti al convegno “Uomo-donna immagine di Dio. Per un’antropologia delle vocazioni”. Il Pontefice ha in più occasioni espresso una ferma e totale condanna verso quella che ha definito “colonizzazione ideologica”, “sbaglio della mente umana”, “espressione di frustrazione e rassegnazione”, “tsunami”, “guerra al matrimonio”. Il tema, così impattante nella vita dei più giovani anche a causa di una diffusa propaganda, deve diventare oggetto di seria riflessione a livello educativo e non può lasciarci in un indifferente silenzio.
1-I minori e la disforia di genere: quale scelta?
Il Comitato nazionale di Bioetica è in procinto di ridiscutere la decisione presa nel 2018, in cui aveva formulato un parere favorevole alla somministrazione dei farmaci bloccanti la pubertà ai minori affetti da disforia di genere. In tal senso si è espresso il prof. Angelo Vescovi, Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica[2] in una recente intervista rilasciata a M Terragni, e pubblicata su “Il Foglio” in data 28.01.24.
La motivazione è basata sulla disponibilità di maggiori informazioni rispetto al passato, follow up e decisioni di molti Paesi[3] che “frenano, dopo aver applicato per anni” il protocollo in vigore. Aumentano i casi di detransizione e si nota che molti accessi al trattamento sono stati “facilitati da una pressione sociale molto forte”. Wpaht, associazione per la salute trans, ha ammesso il rischio di un contagio tramite social media. Si prende atto che “influenze sociali su una mente non ancora formata come è quella di un adolescente possono avere effetti dirompenti”. Addirittura, risulta da alcuni studi che dopo l’inizio della terapia affermativa, il rischio suicidio, tanto paventato e posto tra i motivi a fondamento della scelta favorevole del CNB del 2018, “potrebbe perfino aumentare”
La riflessione è se ciò che è desiderabile debba diventare un diritto, e se quest’ultimo debba essere esercitabile senza averne analizzato le conseguenze, senza aspettare valutazioni attente sui rischi che possono derivarne, in particolare ai minori che non hanno piena capacità di determinazione.
2- Istituto Superiore di Sanità: disforia di genere
L’Istituto Superiore di Sanità, alla voce: “disforia di genere – terapia” riporta che i suggerimenti standard proposti dall’Associane mondiale per la salute transgender WPATH e le linee guida internazionali prevedono alcune indicazioni terapeutiche per bambini e adolescenti e altre per adulti. Si nota che per gli adulti si richiedono tre condizioni: disforia persistente e ben documentata, la maggiore età (richiamandosi per i minorenni, le indicazioni dettate per gli adolescenti), la capacità di prendere una decisione pienamente consapevole e di fornire il consenso, nonché l’assenza di problematiche mediche o psicologiche non adeguatamente controllate. Per i minori l’ultima condizione non è richiesta. [4]
È stata recentemente effettuata un’ispezione, da parte del Ministero, per verificare presso l’ospedale Careggi di Firenze quale sia l’iter del percorso di transizione.
L’agenzia Ansa ha pubblicato, in data 31 gennaio 2024, un articolo riportante i primi dati emergenti dall’ispezione del Ministero della Salute, da cui emergerebbe che “non in tutti i casi di disforia di genere pediatrici trattati all’ospedale Careggi di Firenze sarebbe stato effettuato il percorso preliminare indicato di psicoterapia prima della somministrazione del farmaco della triptorelina”.
3- Inchieste e testimonianze
Il settimanale Panorama ha pubblicato in data 17 gennaio 2024 un’inchiesta di Alessandro Rico in cui si esaminano le problematiche afferenti l’applicazione della transizione di genere per i ragazzi[5]; preziosa l’analisi e l’intervista a Maura Massimino, pediatra oncologa presso l’Istituto nazionale dei tumori di Milano che sottolinea che “la somministrazione non avviene a costo zero”.
Significativa è anche la delicata riflessione di “Gener Azione D” che pubblica un’appassionante testimonianza, dal titolo: “la mamma che piange in silenzio”, ove una madre, parlando della difficile esperienza con la propria figlia adolescente, la quale “all’improvviso, si era accorta di essere un ragazzo (…) mi rendo conto che mia figlia sta riscrivendo la sua storia per accordarla a una narrazione diversa”, così riflette: “(…) è difficile, ma preferisco essere odiata oggi e amata e capita domani, piuttosto che essere costretta a convivere con il rimpianto di averla illusa anch’io lasciandola credere in una bugia”[6]
Di testimonianza in testimonianza, ecco quella di Susanna Tamaro, intervistata dal Corriere della Sera[7]
Con la consueta chiarezza e libertà di raccontare e raccontarsi, con la forza di chi sa guardare con franchezza la verità e narrarla, Susanna Tamaro rievoca la sua infanzia in cui ha attraversato un periodo di dubbio sulla propria identità sessuale. L’avvertimento e l’appello sono forti: consentiamo ai ragazzi di avere il tempo per capire chi sono.
In primo luogo, la scrittrice evidenzia l’importanza di partire dalla realtà, un esercizio che pare raro e poco praticato in molti, troppi campi e riflette sul dono del libero arbitrio che porta l’essere umano a potersi autodeterminare.
Susanna Tamaro narra di un’infanzia tormentata da una “disperata consapevolezza” di essere “scesa in terra in un corpo sbagliato” e della nonna che, intuendo la fatica della nipote, le regalò in occasione di un Carnevale un abito da Ufficiale. Il racconto prosegue, evidenziando che, nel corso delle scuole medie, la pena così fortemente avvertita cominciò ad affievolirsi fino a che, alle superiori, Susanna ormai adolescente scoprì l’esistenza dei maschi che cominciarono ad apparirle “interessanti”. Superato il malessere, è ora felicemente chiaro per lei di essere opportunamente una donna, in un corpo femminile.
La domanda, terribile, sorge a questo punto spontanea: cosa sarebbe accaduto se, bambina, fosse stata affidata alle cure di chi ritiene che le inquietudini interiori debbano essere trattate con terapie psicologiche condotte magari partendo dalla tesi: “sei in un corpo sbagliato” e non da un’analisi approfondita della situazione, e poi curate con farmaci, compromettendo l’integrità fisica?
Il cambiamento di sesso imposto ai bambini trasforma questi minori in persone che necessiteranno di cure a vita, poiché la realtà cromosomica di un corpo è quella, indipendentemente dalla cultura o dai desideri. L’uso della triptorelina comporta il blocco dello sviluppo di un bambino, per consentirgli di capire cosa vorrà essere. Cosa accadrà intanto nel suo corpo e nella sua psiche? Il bambino – adolescente può avvertire desideri diversi, che vanno accompagnati con dolcezza. I bambini hanno bisogno di sperimentare, i loro giochi sono pieni di fantasie e di scambi di ruoli. Chi finge di essere un cane, chi finge di essere un robot, chi gioca simulando di essere persona dell’altro sesso. Non possono essere spinti verso il vicolo cieco dell’ideologia che vede in tutto ciò un problema da risolvere, indicando al minore stesso questa unica strada: stai male nel corpo in cui ti trovi, quando il disagio potrebbe avere natura e cause ben diversi.
Dobbiamo certamente aiutare i nostri ragazzi a fidarsi e affidarsi a una speranza di poter vivere una vita che abbia un senso profondo, un significato che non si culla e non si esaurisce nella soddisfazione dei desideri.
La voce del Papa, le testimonianze che non possiamo ignorare e le inchieste in corso gridano una verità che sembra non potersi neppure sussurrare: lasciamo ai bambini la loro innocenza, lasciamo che sognino di essere principi o principesse senza doverli incoronare, cani o gatti senza doverli addestrare a sentirsi animali, o ancora di immaginarsi nell’altro sesso senza doverli trasformare prima che abbiano raggiunto la piena consapevolezza e capacità di comprendere chi vogliono essere. Un nome finto utilizzato a scuola, che non potrà comparire in un documento ufficiale (la c.d. carriera alias) [8], l’insinuare dubbi che penetrano in una società che non sembra percepire il pericolo, creerà ulteriori incertezze, insicurezze, carenze nel leggere la realtà, queste sì, portatrici di una confusione che certamente non aiuta a maturare la capacità di esprimersi di fronte alle sfide della vita in modo consapevole e, allora sì, libero.
Fonte: Margherita Prandi | CentroStudiLivatino.it