Un documento firmato dal patriarca Kirill non solo benedice l’invasione Ucraina ma il disegno egemonico di espansione in tutto l’Occidente. L’analisi di don Stefano Caprio, uno dei massimi esperti dell’ex impero sovietico
Nel perseguire il suo progetto egemonista Vladimir Putin non è solo. La guerra continua ad avere la benedizione della Chiesa ortodossa del patriarca ex agente del Kgb Kirill. Nei giorni scorsi una sorta di Concilio ortodosso ha prodotto persino un documento che sembra scritto all’epoca delle Crociate medievali e invoca la Guerra Santa per la conquista e l’egemonia dell’Occidente. «Non è un concilio ecclesiastico» spiega don Stefano Caprio, grande studioso ed esperto di Russia che ha vissuto a lungo a Mosca come parroco, docente di storia, filosofia, teologia e cultura russa. «Non è nemmeno un sinodo, è un’associazione che si chiama Concilio Universale del Popolo Russo, fondata negli anni 90 dall’allora metropolita Kirill, che adesso è il patriarca. Bisogna tornare a quel periodo storico: stava montando la reazione contro l’influsso occidentale degli anni ’90 e si voleva bilanciare la situazione per recuperare l’identità sovrana e ortodossa della Russia. Allora sembrava più un’iniziativa di equilibrio delle varie spinte sociali, ma poi quello pseudo “Concilio” è diventato luogo di elaborazione dell’ideologia della nuova Russia, quella che poi si è formata con Putin e con Kirill».
Dunque non si tratta di una dichiarazione ecclesiastica ufficiale.
«No. Infatti quel documento non è un decreto, ma una specie di esortazione da parte di circoli ideologici e in parte ecclesiastici di teologia politica. Perché il patriarca è sempre il presidente di questa associazione, ma colui che lo anima è l’oligarca super nazionalista Konstantin Valer’evic Malofeev, che dice queste cose da sempre, da anni. Malofeev aveva fondato anche un canale televisivo chiamato Tsargrad, cioè la città imperiale, in cui esprime un po’ questa idea del mondo russo, del Katechon, quello che chiamano con la parola russa Udyr Zhivayushy, cioè coloro che difende il mondo dal male, dal demonio dell’Occidente».
Con l’invasione dell’Ucraina hanno fatto progressi.
«Sì, perché hanno utilizzato questo Circolo per fondare una sorta di ideologia di Santa Alleanza che potrebbe spingere la Russia ad aggredire l’Occidente. Non è una cosa nuova, è una cosa che ripetono da più di vent’anni in questo contesto. C’è da dire un’altra cosa, che questa riunione non è una riunione ordinaria di questa associazione, è stata convocata in via eccezionale. Proprio i giorni dopo l’attentato al Crocus City Hall. Perché dentro il documento – che era in preparazione sicuramente da tempo- hanno inserito una lunga parte sulla nuova politica delle migrazioni. Lo hanno fatto per rispondere alla questione dell’attentato provocata dai terroristi dell’Asia centrale. Nel documento finale si dice che bisogna ripensare le migrazioni, non facendo più entrare quelli che rovinano la società russa, che non sono integrabili, che non conoscono la loro cultura, e dunque bisogna fare entrare solo personali qualificate, non le persone ignoranti e rozze condizionate dal radicalismo religioso islamico. Quindi è necessario proteggere e purificare il mondo russo, che loro chiamano addirittura ecumene russa. Bisogna cioè unire tutti i popoli sotto la Russia, che è l’unico Paese che ha la vera fede eccetera eccetera».
Ma dove finisce l’ecumene russa?
«L’ecumene russa non ha confini, il documento lo spiega chiaramente. Dell’ecumene russa fanno parte tutti coloro che amano la Russia e che riconoscono nella Russia non solo la vera fede cristiana, ma l’unica vera modalità per salvare i popoli dalla degradazione voluta dal Grande Satana. Quindi tutti sono chiamati al mondo russo, all’ecumenia russa».
La degradazione di Grande Satana sarebbe il gender? Non è un po’ pochino per giustificare una Santa Alleanza e la conquista del mondo?
«Il gender è più un esempio ed è un richiamo ai testi medievali. Perché questa ideologia riprende le ispirazioni dei testi del 500 e del 400 su Mosca vista come “Terza Roma”. A quel tempo i monaci russi ortodossi sostenevano che Mosca doveva diventare la Terza Roma per difendere il mondo da tre nemici: l’eresia, l’invasione, ( c’era stata l’invasione di Constantinopoli da parte dei turchi, nel 1453) e la sodomia, intesa come l’esempio dell’immoralità, soprattutto perché la sodomia impedisce la successione generazionale attraverso la famiglia tradizionale e quindi fa morire l’umanità intera. Però dietro questo titolo del gender, della sodomia, delle parate gay che avverrebbero in Ucraina e in Occidente e della difesa della famiglia c’è una concezione di mondo tradizionale che deve essere salvato. Che poi è molto di facciata. In quel documento ci sono anche tutte le indicazioni che sta dando Putin per fare più figli, perché la Russia sta affrontando una crisi demografica spaventosa, soprattutto con la guerra, per la morte dei soldati, per l’immigrazione di quelli che non vogliono più stare in Russia».
Perché di facciata?
«Perché la Russia rimane il Paese che per l’eredità sovietica ha il maggior numero di aborti e di divorzi del mondo. Quindi tutta questa difesa della famiglia è solo di facciata. Il divorzio e l’aborto furono introdotti dal Lenin un mese dopo aver preso il potere all’inizio del 1918. Poi i comunisti, soprattutto nel tempo di Stalin e di Breznev, hanno introdotto delle norme, delle raccomandazioni per difendere la famiglia, per difendere la natalità, perché capivano che stava andando tutto a catafascio. Ma in realtà l’ideologia comunista prevedeva che la famiglia scomparisse, perché c’era lo Stato a provvedere a tutto, dalla culla alla tomba, dal nutrimento all’avvenire dei figli. Una famiglia tradizionale che riesce a fare tanti figli, oggi in Russia ce la può avere solo chi ha tanti soldi. In Russia ci sono famiglie scombinate di ogni genere, a partire dallo stesso Putin, che non si sa quante mogli o quanti figli abbia».
Torniamo al documento…
«Ovviamente questo documento dopo l’accelerazione di quello che è successo con la rielezione, ma sarebbe meghlio dire il plebiscito, pro Putin».
Dopo il plebiscito di Putin la Russia, anche ortodossa, sta cambiando?
«Ma no, non sta cambiando, sta semplicemente ribadendo che c’è un’assoluta necessità di concentrarsi intorno al potere del Presidente, perché è il momento decisivo in cui la Russia deve affermare nel mondo la sua superiorità morale e civile, perché poi è l’unica vera democrazia, è l’unica che sa eleggere senza problemi il Presidente. Non c’è nulla di nuovo. è una celebrazione che loro cercano di fare da anni, dal 2020, quando erano 75 anni dalla rivoluzione, hanno fatto costruire la chiesa militare».
Ma non c’è un contrasto profondo tra la chiesa ortodossa che è per la guerra addirittura oltre i confini, addirittura per la guerra senza confini, e il messaggio cattolico che è un messaggio irenista, un messaggio di pace?
«Loro dicono che la vera pace è solo quando c’è la vera fede, se riprendono proprio gli slogan delle crociate, Ma d’altra parte, anche prima della guerra, ancora sotto il Pontificato di Benedetto XVI, il Patriarca Kirill aveva proposto una unione per la difesa dei valori tradizionali, quelli che allora anche la Chiesa Cattolica sembrava più disposta a difendere, i cosiddetti valori non negoziabili. Questo era anche il tono dell’incontro di Kirill con Francesco, della dichiarazione del 2016 a La Havana, quindi non moltissimo tempo fa, c’era questa idea che tutti i cristiani si devono unire per difendere i valori tradizionali. Poi che per questo sia stata necessaria la guerra, questa non era l’indicazione di Kirill, è stata la scelta di Putin per via dell’Ucraina e che era già comunque adombrata anche nell’incontro del 2016 a La Havana perché dal 2014 era iniziata la guerra con l’Ucraina. Infatti nella dichiarazione Kirill pretese che anche il Papa indicasse agli ucraini la necessità di riconciliarsi tra di loro senza fare nessun accenno alla possibile invasione della Russia che già stava entrando nel Donbass. Già allora gli ucraini se la presero col Papa per questo. Perché si è mai riconosciuta questa funzione aggressiva della Russia, che invece ritiene che si traduce poi nel documento adesso di questo concilio, si parla della teoria trinitaria, non trinitaria ma quasi».
Si parla anche di questo Kathecon, che se non sbaglio è in San Paolo, colui che trattiene?
«Non è stato tradotto così, ma non l’ha propriamente citato direttamente da San Paolo, è una parola russa, udierzhivaysh, che più o meno si può accostare a quella del Catechon, però sta dentro la teoria trinitaria che mette insieme, non a caso il patriarca kirill usa sempre l’icona della Santissima Trinità, per indicare Russia, Bielorussia e Ucraina e per indicare agli altri, vedete che anche quelli che non sono slavi possono unirsi, possono essere aggregati alla triunità degli slavi. Dice che possono aggregarsi anche gli altri Stati».
Cosa sta cambiando dopo l’affermazione del plebiscito putiniano?
«Il Paese è completamente sottomesso al regime totalitario, non c’è più assolutamente nessuna possibilità. Neanche in mezzo alla strada si può dire qualcosa che possa suscitare perplessità, insomma c’è il controllo totale di tutto. Poi c’è una dichiarazione molto interessante di uno famosissimo scrittore russo, Boris Akunin, che è dovuto emigrare perché era stato anche lui considerato un agente straniero. Akunin dice che la Russia è come un iceberg che si è spaccato a metà e va in due direzioni. La parte piccola, cioè quella dell’emigrazione, va verso l’Occidente. La parte grande va verso l’oriente, esattamente come 100 anni fa. Dopo la rivoluzione, nel 1922 furono cacciati i filosofi e gli intellettuali. Salirono a bordo di una nave e salparono verso New York, la cosiddetta nave dei filosofi, oltre 300 intellettuali che erano rimasti in Russia nonostante la Russia ormai fosse dominata da quell’ideologia. Tutti coloro che non erano in linea con l’ideologia furono cacciati, non proprio tutti, alcuni finirono nei lager, ma i vari Bulgakov e tanti altri dovettero scappare all’estero. Significa che ci sono due Russie, una Russia all’estero e una Russia dentro che ormai è irrecuperabile».
Addirittura irrecuperabile?
«La situazione di tutti gli intellettuali dissidenti, in galera, al lager, all’estero, è irrecuperabile».
Quindi può finire solo con la fine di Putin?
«No, nemmeno, perché la fine di Putin farebbe venire un altro Putin, anche se si chiamerà con un cognome diverso, ma sarà uguale».
Tutte queste bare di giovani che tornano indietro nelle case delle famiglie non agitano il popolo russo?
«Beh, forse arriveranno dei ripensamenti se ci sarà una crisi economica ed è proprio a quello che stanno cercando di provocare l’Europa e gli Usa. Senza riuscirci. Stanno benissimo pare, stanno meglio di noi. I giovani che vanno in guerra, come succede in tutte le guerre, sono quelli che guadagnano una marea di soldi e quindi si trovano soprattutto nelle fasce più basse della popolazione. Perché i giovani di Mosca, di San Pietroburgo in guerra non ci vanno. Adesso sono un po’ scossi dall’attentato islamico. Potrebbe essere quello il problema per il popolo russo. Dall’inizio dell’invasione la Russia ci ha guadagnato, perché nel 2022 ha venduto il petrolio al triplo e quindi ha riserve per 3-4 anni. Da vedere tra due o tre anni come va a finire. Perché il vero blocco all’importazione di gas e petrolio è venuto solo nel 2023, sta cominciando adesso».
L’unica soluzione allora non può che essere una tregua, una pace, un accordo, la cessione dei territori occupati?
«La guerra non sembra in grado di pendere definitivamente da una parte o dall’altra, è più forte la Russia ma non ha la forza per invadere del tutto l’Ucraina. L’Ucraina non ha la forza di difendersi se non di mantenere un po’ le posizioni e quindi se non arriveranno a un armistizio ci sarà un congelamento. Una guerra a bassa intensità. Vedremo, adesso è in primavera, perché dopo il disgelo si potrà riproporre l’avanzata, allora o la Russia conquista tutta l’Ucraina, ma lì bisogna vedere le risposte dell’Occidente, oppure non ce la farà e si vedrà. Gli Ucraini hanno finito le munizioni però ci provano, con i droni hanno distrutto il 30% della flotta navale sul Mar Nero, che è un enorme danno per la Russia. La guerra non finirà mai. A meno che non ci sia un’ulteriore escalation nei Baltici o in Moldavia e lì allora diventa la guerra mondiale. Poi Putin ha già detto più volte che se si arriva alla guerra nucleare finirà la civiltà umana, ma almeno i russi andranno tutti in paradiso».
Andiamo bene, ma era una boutade si spera…
«Sì, un po’ scherzando, ma mica tanto perché lo spirito apocalittico fa parte proprio dell’anima della Russia. C’è l’idea tra i russi che o riescono a fare quello che vogliono nel mondo oppure è meglio che il mondo finisca».
Fonte: Francesco Anfossi | FamigliaCristiana.it