Una speranza grande che nutrono molti genitori che hanno abbracciato una scelta di fede profonda è che essa possa diventare anche parte integrante della vita dei loro figli. Eppure attualmente è emersa una tendenza abbastanza triste tra le nuove generazioni: si riscontra, infatti, un aumento della percentuale di coloro che o non dichiarano alcuna appartenenza religiosa specifica o che abbandonano completamente la fede. Infatti, anche dopo essersi impegnati a trasmettere la fede ai propri figli, molti genitori vedono che questi intraprendono strade completamente diverse.
Il Pew Research Center ha recentemente stimato che il 31% delle persone cresciute come cristiane abbandonano la pratica religiosa tra i 15 e i 29 anni. Queste sono statistiche scoraggianti per i genitori che hanno profondamente a cuore la loro fede e sperano di vedere i loro figli seguire le loro stesse orme. C’è insomma un sottile equilibrio tra il grande desiderio dei genitori che i figli continuino ad abbracciare la fede e la necessità di rispettare il libero arbitrio e le scelte dei propri figli, come peraltro è emerso ripetutamente dall’indagine American Families of Faith, condotta da Loren D. Marks e David C. Dollahite professori della BYU School of Family Life, che hanno intervistato circa 400 genitori ebrei, cristiani e musulmani.
Tra questi Rachel, una madre ebrea che ha descritto l’importanza della flessibilità nello stabilire aspettative religiose specifiche per ogni singolo figlio: «Qualcuno una volta mi ha detto “scegli le tue battaglie”. La Torah ci dice che devi educare il bambino secondo la Sua volontà. Tuttavia un grosso consiglio da genitore è: potete avere regole specifiche, ma dovete sapere che all’interno della famiglia ci sono individui diversi e ogni regola deve essere fatta anche su misura per ciascun individuo». L’esperienza, invece, di Randall, padre cristiano, si basa tutta sulla coerenza di vita. Dare l’esempio ai propri figli nel vivere la fede: «Cerchi di vivere la tua fede davanti a loro. Non è sempre facile […] a volte non vedono in te il lato cristiano e allora penso: “Che tipo di esempio sto dando?” Devo vivere la mia fede, e talvolta non è facile» .
Una madre musulmana, Angie, ha invece condiviso quanto l’esempio di suo marito sia incisivo per i suoi figli: «Non importa quanto il padre parli ai figli [della religione], i figli impareranno da quello che fa il padre. Se i miei figli vedono mio marito andare alla moschea ogni sera per la preghiera, vuol dire che sta dando l’esempio. Non è necessario insegnarlo». Inoltre, la maggior parte degli intervistati ha espresso soddisfazione per le molteplici “benedizioni” che la fede ha portato nelle loro vite. Infatti, in linea con centinaia di studi empirici condotti sia da scienziati che da medici, è emerso che livelli di impegno religioso più elevati, si associano a livelli significativamente più alti di salute mentale, salute fisica e longevità.
È emerso anche che un profondo coinvolgimento religioso condiviso nel matrimonio, è correlato a tassi di divorzio più bassi e maggiore soddisfazione e qualità della vita coniugale. Considerata tutta questa serie di benefici, non c’è da meravigliarsi che la maggior parte dei genitori impegnati in un cammino di fede, nutrano il desiderio che i figli seguano le loro stesse orme. Non solo, nonostante si debba comunque fare sempre i conti con la libertà dei propri figli di rinnegare la formazione ricevuta in famiglia, tuttavia, rimane ferma l’importanza della trasmissione della fede, dai genitori ai figli.
Come ha sottolineato anche nel libro Families and Faith. How Religion is Passed Down across Generations, l’autore, Vern Bengtson: «Le famiglie contano nel determinare i risultati morali e religiosi dei giovani adulti, e contano moltissimo». Bengtson ha confessato, nella prefazione del libro, di essere stato l’anello debole della catena che aveva collegato tutti i componenti della sua famiglia, per generazioni, attraverso la fede, ma di essere alla fine tornato all’ovile ricordando anche l’esempio dei suoi genitori e di suo nonno. E che per questo è fondamentale che un genitore perseveri “nella speranza e nell’amore” a dare l’esempio ai propri figli, sempre e comunque, anche quando sembrano non recepire il messaggio trasmesso in famiglia.
Fonte: Manuela Antonacci | IlTimone.org