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Educare è un menù con 5 sapori. Ecco quali sono

Unicità, maturità, autenticità, meraviglia, indipendenza. Cioè “Umami”, secondo la formula proposta da Claudia Denti e Severino Cirillo. «Non servono ricette, ma principi e regole chiare»

Diventare buoni genitori è un’arte complessa che, però, si può imparare. Cominciando a lavorare su se stessi, sul proprio benessere e su quello dei figli. Lo spiegano bene Severino Cirillo e Claudia Denti, fondatori del portale Genitore Informato e autori del libro fresco di stampa “Impara a dire no – Per crescere figli felici”, (Rizzoli, 224 pp, 17 euro).

Il volume presenta un approccio nuovo all’educazione da zero anni fino all’adolescenza con tanti esempi pratici in cui mamma e papà possono facilmente ritrovarsi. Cosa fare se il bambino non dorme, come reagire al pianto, come coltivare l’autostima, come aiutarlo ad affrontare la scuola, come essere un buon esempio per lui… Spesso confusi tra modalità educative diverse propagate dai social che vanno da quella tradizionale a quella dolce, più moderna, i genitori sono alla ricerca di un porto sicuro. A Cirillo e Denti, rispettivamente dottore in Health Science e dottoressa in Scienze dell’educazione e della formazione, con grande esperienza nel mondo dell’infanzia, abbiamo rivolto alcune domande per capire meglio di cosa si tratta.

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?

Da due esperienze diverse. Quella dell’educatrice e quella di chi ha lavorato molto per il benessere e la felicità delle persone negli ultimi anni anche nella scuola e all’estero. Ci siamo resi conto che il mondo cambia velocemente e che i metodi educativi non sono pronti per trasformazioni così rapide. Per questo abbiamo pensato a un approccio un po’ diverso, che non fosse troppo didascalico. Cioè a un metodo che permetta ai genitori e ai figli di stare bene e di esprimersi nella difficile realtà di oggi.

In che cosa consiste il vostro metodo?

Abbiamo pensato che più che indicare regole operative siano importanti i principi. Questo perché il principio ci indica sempre dove andare, anche quando le situazioni sono diverse. Abbiamo chiamato questa disciplina “UMAMI”, come la sensazione del gusto che completa e unisce tutti i sapori. Umami come acronimo, perché ci riporta ai principi dell’unicità, della maturità, dell’autenticità, della meraviglia e dell’indipendenza. L’unicità dell’essere umano è il centro di questo metodo. Il nostro compito, come genitori, è ricordarci di essere unici e di valorizzare l’unicità in tutte le persone che incontreremo sulla nostra via. La maturità è necessaria perché l’unicità non diventi una scusa per non assumersi responsabilità. È poi importante che il nostro essere genitori sia coerente con chi siamo e che non recitiamo una parte. Occorre anche essere capaci di cogliere la bellezza per poter vivere pienamente. Infine, lo scopo dell’essere genitori è permettere ai figli di diventare indipendenti. Non i figli che noi vorremmo, non i figli che ci piacerebbe avere, ma le persone che sono davvero.

Perché è importante dire dei no e perché è difficile farlo?

Fare sempre ciò che si vuole non significa essere liberi. Un bambino che non ha limiti, per esempio, è prigioniero del caos. I limiti possono essere amici sia dei genitori che del bambino: aiutano tutti a capire cosa è accettabile e cosa è inaccettabile, cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è buono e cosa non lo è.

Bisogna dire dei no giusti e occorre molto coraggio a togliere dei no. Spesso i confini sono troppo stretti e la calibrazione è molto difficile. Scegliere i no giusti è un’opera d’arte. Le linee guida sono quelle dei principi che abbiamo visto. Dopodiché accettiamo il fatto di essere umani e di poter sbagliare. Dobbiamo pensare anche di adattarci ai cambiamenti. Un no di oggi può non andare bene domani. Inoltre, saper dire no significa anche come dire no. Sappiamo che potremo far soffrire l’altra persona e quando si tratta di nostro figlio il pensiero di arrecare questa sofferenza rischia di frenarci. Non servono molti no, ma solo quelli giusti per coltivare la propria felicità e quella del figlio.

Nelle regole non sono ammesse eccezioni. Non siete troppo severi?

Muoversi in uno spazio senza confini è disorientante per chi non è attrezzato. Nei primi anni di vita si inseriscono le regole che devono essere condivise e scritte insieme. Regole e conseguenze sono collegate. Se esistono eccezioni, significa che non esiste una regola.

Il metodo è particolarmente interessante perché prevede che i genitori facciano un lavoro su se stessi. È così necessario?

I genitori devono essere consapevoli dell’impegno richiesto dal loro compito, che ha un alto livello di complessità. Se riesco a dedicarmi a me stesso, a capire chi sono, a conoscere le mie emozioni, a coltivarle, a crescere anche cognitivamente ho più mezzi per gestire un bambino. Per questo la figura del genitore è centrale e se ha gli strumenti per gestire questa responsabilità fa un grande lavoro per la famiglia e la società.

Quali sono gli errori più frequenti di un genitore oggi?

Il primo è arrivare impreparati alla genitorialità. Il secondo è sottovalutare le conseguenze nel tempo di azioni piccole. Per esempio, se oggi do in mano a un bambino di due o tre anni uno smartphone con i cartoni animati, anche solo per mangiare, ottengo l’effetto di tranquillizzarlo, ma lui non si concentrerà sul cibo e in futuro potrà sviluppare una dipendenza. Il terzo è ricercare più informazioni possibili in ogni angolo di internet e sforzarsi di essere quanto più rigidi possibili nell’applicazione delle informazioni che si trovano. Il quarto è non avere un punto di riferimento affidabile. Prepararsi, studiando e affidandosi ai professionisti quando necessario, è un segno di maturità, così come chiedere aiuto è un grande atto di coraggio.

Fonte: Giovanna Sciacchitano | Avvenire.com

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