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Enrico Mattei

Costruire la sovranità energetica: dal gattino impaurito al cane a sei zampe

Enrico Mattei (1906-1962) è un enigma nella complessa storia italiana del secondo dopoguerra. E, almeno per quanto mi riguarda, rimane tale dopo la lettura di questo ottimo libro di storia dell’amico Leonardo Giordano. In esso viene raccontata la biografia umana e politica del fondatore dell’Eni, l’Ente nazionale idrocarburi, che nasce nel 1953 e per nove anni rimane la “figlia” del suo fondatore e presidente, fino alla morte tragica nel cielo della provincia pavese nel 1962, per incidente o attentato non ci è dato sapere.

La biografia di Mattei è tratta da una rigorosa documentazione archivistica e storica ma viene raccontata all’interno di un inquadramento speciale, quello delle virtù, cardinali e teologali, con un’appendice utile a comprendere il resto del libro che ha come sfondo il richiamo ai peccati capitali. Come dire: la storia di Mattei viene analizzata alla luce di fortezza, temperanza, prudenza e giustizia e poi alla luce di fede, speranza e carità, prima di concludere analizzando se la sua vita sia stata macchiata o meno dai peccati capitali.

Come scrivevo, non ho sciolto l’enigma. Mi sono accostato a Mattei avendo in mente le osservazioni di chi lo ha aspramente criticato, come don Luigi Sturzo, Indro Montanelli o Enzo Bettiza, sintetizzando con le parole di quest’ultimo a proposito del fondatore dell’Eni: «catto-fascista sinistreggiante e terzomondista».

Credo che molte delle critiche abbiano un fondamento di verità, ma credo anche che la sua costruzione, l’Eni, non possa essere facilmente liquidata con un giudizio superficiale di statalismo perché, al contrario, potrebbe essere coerente con il principio di sussidiarietà della dottrina sociale sotto la voce dell’integrazione fra pubblico e privati e soprattutto per avere difeso e promosso l’interesse nazionale dotando l’Italia dell’indipendenza energetica, che in certo modo dura tuttora.

Le quasi 500 pagine del libro non risolvono tutti i quesiti che pongono, ma aiutano a porsi altre domande e a cercare risposte serie, non facili e scontate. Soprattutto invitano ad accostarsi alla storia senza pregiudizi ideologici, ma con la volontà sincera di cercare la verità, per quanto possibile.

Una sola postilla mi preme per dovere: l’immagine che ho da precedenti studi e, soprattutto da testimonianze dirette, dell’ambasciatrice americana Clare Boothe Luce (1903-1987), figlia spirituale del vescovo Fulton J. Sheen, è di una donna preparata, molto religiosa e fieramente anticomunista, ma non democristiana, immagine che al contrario nel libro appare diversa e ambigua.

Un libro scritto bene e importante, da leggere e sul quale riflettere

Fonte: Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org

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