Sopra La Notizia

La strada di Giorgia Meloni verso il conservatorismo popolare

La lettera ai dirigenti di Fdi ribadisce quale sia il percorso che la leader vuol far fare alla destra. Eliminare certe nostalgie fasciste, senza diventare liberal. C’è un’eccezione italiana da preservare

La lettera che Giorgia Meloni ha inviato ai dirigenti di Fratelli d’Italia ribadisce e chiarisce su quale strada la leader della destra abbia scelto di mettere il partito. E c’è un punto che, mi pare, nei tanti commenti usciti su quel testo, non è stato evidenziato. Il conservatorismo che ha in mente Meloni non è quello che cerca macchiettisticamente di rappresentare la sinistra – che lo liquida come un rigurgito di un ormai passato “fascismo” -, ma nemmeno quello di quel mondo che, interpretato soprattutto da giornali come il Corriere della Sera, da anni spinge perché anche l’Italia abbia una “destra moderna”, una destra che – secondo i loro desiderata – dovrebbe essere liberale in economia e liberal sui diritti.

Non è questa la traiettoria che Meloni ha in mente e dalla sua lettera si comprende bene. È dai tempi di Gianfranco Fini che ci sentiamo ripetere il refrain dell’Italia “non al passo coi tempi”, in cui manca una “vera destra moderna” che cioè accetti le cosiddette “conquiste” compiute dal mondo sui diritti civili, soprattutto in campo biopolitico. Una destra che sarebbe così “accettabile” e “votabile” perché non più ancorata a una visione “medioevale” della persona, della famiglia e della società. Per essere più espliciti e andare dritti al punto: questa nuova destra dovrebbe rinunciare a quel personalismo cattolico che è un freno a concepire la libertà come autonomia solipsistica e i rapporti tra individui come mero scambio di utilità.

Libertà, vita, famiglia

Non è questo che Meloni ha in mente, appunto. Da un lato, con molta chiarezza, cerca per l’ennesima volta di spazzare via qualsiasi legame nostalgico col passato. Inutile negarlo: soprattutto in alcuni ambienti romani, un certo modo di pensare è ancora presente. Un modo di pensare, per la verità, piuttosto banalotto, fatto di slogan che paiono coprire un vuoto di pensiero, una maschera da indossare per cercare di sottrarsi al mainstream, finendo per precipitare in un altro mainstream di solo segno opposto. Bene comunque che il taglio sia netto, perché si può perdonare molto all’età di questi giovani, ma non di urlare “sieg heils”: questo significa aver superato una linea che non può essere superata.

Dall’altro lato, Meloni dice qualcosa che spiacerà ai corrieristi quando spiega che il partito che lei ha in mente ha «dei valori condivisi, che pongono al centro l’uomo, la libertà, il rispetto della vita, l’identità». E lo ribadisce poco più avanti: «Sono convinta che la costante crescita di Fratelli d’Italia sia il frutto di questo nostro lungo percorso. Del fatto che gli italiani vedano in noi la forza politica che più di ogni altra ha a cuore l’interesse nazionale, e che più di ogni altra difende i valori “conservatori” della terra, della vita, della famiglia, della libertà».

L’eccezione italiana

Il conservatorismo che Meloni ha in mente non ha dunque nulla da spartire con la “destra liberal” di Gianfranco Fini o di Marina Berlusconi, ma nemmeno con il conservatorismo inglese (che ha sostituito la persona con l’individuo) e la destra francese di Marine Le Pen (eccessivamente rancorosa e autarchica). È quel che potremmo definire un “conservatorismo popolare”, che non rinnega la tradizione cristiana del Paese, ma neppure la rinchiude nel perimetro del partitino confessionale. Occorre recuperare soprattutto le ragioni di certe posizioni antropologiche, perché è con le ragioni – e non con dogmi ripetuti come slogan – che ci si può confrontare con gli altri. C’è un grande patrimonio da sfruttare che è presente nel dna del nostro Paese, come ha ben detto il sottosegretario Mantovano: «L’Italia non è uno “sbaglio”, ma un’eccezione».

La via italiana al conservatorismo intrapresa da Meloni ha ancora molta strada da percorrere. Paradossalmente, l’inchiesta di Fanpage può aiutare a chiarirla. Non tutto è a posto e ancora molto è da correggere (comprese certe tendenze stataliste e giustizialiste) e va messo nel conto che un po’ di consenso sarà perso nel tragitto. Ma se Meloni sarà perseverante, alcune porte potranno chiudersi, ma molte altre si apriranno.

Fonte: Emanuele Boffi | Tempi.it

Newsletter

Ogni giorno riceverai i nuovi articoli del nostro sito comodamente sulla tua posta elettronica.

Contatti

Sopra la Notizia

Tele Liguria Sud

Piazzale Giovanni XXIII
19121 La Spezia
info@sopralanotizia.it

Powered by


EL Informatica & Multimedia