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Inside Out 2 è pura meraviglia

È un bellissimo saggio di educazione emotiva per tutti, grandi e piccini. Ecco perché

Il cartone Inside out 2 è pura meraviglia. È un esempio perfettamente riuscito di come si devono narrare le trasformazioni che avvengono all’ingresso in adolescenza nella mente dei nostri figli. Non è difficile comprendere il motivo del suo successo planetario. Si tratta di quel nuovo filone di cartoni della Pixar che probabilmente piace più ai genitori che ai figli. O meglio, piace molto anche ai figli, ma soprattutto quelli che sono già entrati in pubertà.

L’arrivo della pubertà è l’elemento che scatena una serie di eventi di enorme portata nella vita di Riley, la protagonista anche del precedente episodio, che qui si appresta a trascorrere insieme alle due amiche del cuore, un tempo senza genitori al campo estivo dove verranno selezionate le future matricole della squadra di Hockey della sua scuola. La notte che precede la partenza, nella sua mente scoppia lo tsunami. In realtà si tratta della pubertà, che arriva e semina lo sconcerto nel territorio del cervello emotivo della ragazza. Un mondo abitato fino a quel momento dalle 5 emozioni primarie (gioia, tristezza, paura, disgusto e rabbia) che si trovano soppiantate da nuovi stati emotivi, quali ansia, imbarazzo, noia e invidia. Dopo l’arrivo della pubertà, Riley non solo fa fatica a regolare l’intensità delle emozioni con cui convive da quando è piccola, ma deve imparare a gestire tutto ciò che le nuove emozioni le fanno provare di fronte ad una vita che cambia il proprio copione in modo importante e significativo. Vediamo una ragazza alle prese con il suo bisogno di nuovo e di appartenenza. La vediamo combattere con la paura di non farcela e di non sentirsi adeguata. La sentiamo sospesa tra il desiderio di continuare a tenere viva la “bella persona” che ha sempre saputo essere e una nuova se stessa, più spregiudicata e insensibile, desiderosa di inserirsi in un nuovo gruppo di ragazze più grandi, condizione che però la costringe a trascurare le vecchie amiche del cuore, a rincorrere un primato sportivo che le fa rinnegare lo spirito di squadra e a fornire un’immagine di sé che in nessun modo corrisponde alla vera “se stessa” che Riley sa di essere.

Inside Out 2 racconta una prima adolescenza che deve fare lo slalom tra le trappole che l’ansia continua a mettere nella mente di chi vuole diventare grande, ma ancora non è pronto per esserlo. C’è la paura di apparire “sfigati” e il desiderio di raccogliere visibilità e stima nel gruppo sociale che conferisce lo status di popolarità a chi ancora non la possiede. C’è la paura e il desiderio del nuovo, mescolati insieme. C’è la voglia di avanzare verso l’ignoto e la fragilità di chi quell’ignoto lo teme più di ogni altra cosa.

Il grande merito del cartone è quello di fornire una visione di ciò che accade nelle relazioni tra pari, narrandole con lo sguardo di chi dentro a quelle relazioni deve trovare il proprio posto, senza sapere in alcun modo come si fa. Gli eventi che connotano la trama avvengono quasi esclusivamente nel gruppo dei pari e gli adulti fanno pochissime comparse. E questo è un enorme pregio di questo cartone, perché ci permette di poter avere una duplice visione di ciò che accade ai nostri figli quando escono nel “mondo fuori”. Ci racconta la fatica e il bisogno di costruire solide sponde relazionali, perché in adolescenza se non sei con gli altri non sei da nessuna parte. E al tempo stesso, ci mostra le montagne russe emotive delle turbolenze interiori che sono così intense, così potenti e così difficili da regolare.

Così come nel primo episodio, anche in questo vengono tenute accese due videocamere. Una è esterna e ci mostra Riley mentre si muove nel mondo: è la videocamera degli eventi oggettivi, quella che descrive i fatti così come accadono. La seconda videocamera, invece, viene collocata nella stanza delle emozioni della mente della ragazza e ci permette di analizzarne i movimenti, i conflitti, le attivazioni, le sregolazioni: ovvero tutti quei fenomeni intrapsichici che rendono questo tempo della crescita così potentemente complesso con un’energia straripante che esonda in tutte le direzioni, travolgendo tutto, proprio come accade nei passaggi finali della storia in cui Riley deve decidere come riprendere controllo della sua mente di fronte all’attacco di panico da cui viene invasa. Questo cartone è davvero per tutti: piccoli e grandi. È un bellissimo saggio di educazione emotiva e può rappresentare un ottimo strumento di supporto anche per i docenti della scuola secondaria di primo grado che, negli ultimi anni, sempre più spesso, di fronte alla fragilità emotiva dei propri studenti attivano percorsi di prevenzione primaria, oggi più che mai necessari.

Un’ultima osservazione: questo cartone è tutto ambientato nella vita reale. Smartphone e social media ricevono solo brevissime citazioni e uno dei pochissimi interventi del mondo adulto, nella prima parte del film è messo in atto dall’allenatrice che ritira tutti gli smartphone delle ragazze che trascorreranno insieme i giorni del campus sportivo. Mi sembra un monito, non da poco, che gli autori mandano a tutti noi adulti. È come se ci dicessero: noi con questo cartone vi mostriamo quanto è faticoso gestire tutto ciò che accade nella mente di un preadolescente che attraversa la pubertà, stando ancorati alla vita reale. Provate a immaginare quanto più complesso tutto questo sarebbe, se oltre alla fatica dell’affrontamento della vita reale, dovessimo aggiungere pure la vita virtuale. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Fonte: Alberto Pellai | FamigliaCristiana.it

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