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La vita interiore

Forse molti neppure comprendono il significato di questa espressione, travolti come sono dalla “frenesia del quotidiano”. Ma si può combattere questa tendenza? Una importante iniziativa editoriale. 

La vita interiore semplificata è uno dei libri più conosciuti di un monaco certosino, Francesco Pollien (1853-1936), tanto caro ad Alleanza Cattolica e molto conosciuto nel mondo cattolico europeo della seconda metà del Novecento.

Dopo aver vissuto in molte certose d’Europa, allo scoppio della Prima guerra mondiale Pollien approda a Serra San Bruno, nella Certosa della Calabria dove rimarrà fino alla morte. Il suo libro forse più ristampato e conosciuto è Cristianesimo vissuto, uscito in traduzione italiana con diversi titoli prima di assumere quest’ultimo, con cui si trova ancora in commercio in diverse edizioni. L’ho letto decine di volte, forse più di un centinaio, proponendone la lettura nelle riunioni di Alleanza Cattolica ai tanti che nel corso dei decenni si sono avvicinati all’associazione. La vita interiore semplificata è in qualche modo la continuazione di Cristianesimo vissuto, o meglio la sua estensione. Il primo è più facile da leggere e più entusiasmante per il modo in cui viene proposto, mentre La vita interiore semplificata sale di livello, fino ad articolare in modo molto conseguente tutti i passaggi della vita di chi si offre a Dio per diventare come Lui vuole, seguendone gli insegnamenti e la chiamata. Se, in Cristianesimo vissuto, il lettore cerca di trasformare la sua vita in modo che Dio sia non soltanto il primo ma anche il “solo” principio fondamentale verso cui orientare la propria esistenza, in La vita interiore semplificata Pollien spiega in modo più approfondito, alla luce della Parola di Dio e senza perdersi in eccessivi tecnicismi, l’itinerario della mente in Dio, per usare le parole di san Bonaventura.

Come spiega molto opportunamente il gesuita Domenico Mondrone (1897-1985) nell’introduzione alla Vita interiore semplificata, il richiamo immediato del discorso che accompagna tutto il testo di Pollien è al “Principio e fondamento” degli esercizi di s. Ignazio, per cui l’uomo è creato per lodare e servire Dio in questa vita e mediante questo salvare la propria anima.

Ciò che entusiasma di Pollien, come negli Esercizi, è questo continuo richiamo a non “buttare via“ la propria vita in cose inutili e secondarie, quando non dannose per la salvezza, invece di concentrarsi sulla “gloria di Dio”, facendo della propria vita un capolavoro, come diceva san Giovanni Paolo II ai giovani, il 20 ottobre 1985, a Cagliari.

Ora, facciamo in modo che questo principio diventi oggetto della nostra riflessione in questa estate nella quale siamo ormai immersi, un periodo che forse più di altri potrebbe aiutarci a meditare sulle cose essenziali della vita, contemplando il Mistero dell’Incarnazione del Signore, che è il vero cuore della storia. Tante sono le cose che accadono e che giustamente attirano la nostra attenzione per cercare di capirne il senso, ma una soltanto è definitiva e fondamentale, appunto la nostra vita offerta a Dio per la Sua Gloria e per la nostra salvezza.

Per un cristiano, la vita nel mondo contemporaneo non è soltanto difficile, come in tutte le epoche della storia, ma lo è maggiormente perché oggi sembra che tutto, cioè la cultura e il costume dominanti, congiurino contro la vita interiore. Infatti, è facile constatare come gli stili di vita più diffusi prescindano completamente dalla sola possibilità che esista una vita interiore, perché l’anima e la vita eterna non sono temi presenti nel dibattito pubblico e quando lo sono vengono affrontati con i criteri del relativismo assoluto.

Questo però è il nostro principale lavoro, portare dentro il mondo contemporaneo il richiamo a quei principi che il rifiuto di Dio del nostro tempo ha voluto espellere dalla storia.

Pollien aveva capito già nel primo Novecento, di fronte alla crisi modernista, che la vita delle comunità cristiane in Europa era in profonda decadenza, perché i valori, che ancora rimanevano in qualche modo presenti nel costume, in realtà non erano più veramente creduti e messi in pratica. La professione di fede non era più incarnata nella vita delle persone e delle comunità, come coglierà don Joseph Ratzinger nel 1959. Il modernismo aveva intuito la profondità della crisi, ma propose una soluzione peggiore del male che voleva curare. Infatti, non poteva essere una fede soggettiva e soltanto emozionale a riannodare il legame tra fede e vita che si era interrotto, ma era necessario un ritorno alle sorgenti della fede, ai fondamentali, appunto al “Principio e fondamento” e al “Dio solo” di Pollien.

Il monaco certosino spese la sua grande capacità motivazionale proprio perché la fede diventasse vita nelle persone disposte a dare tutto il loro cuore a Dio, senza compromessi né dottrinali né esistenziali, affinché attraverso queste “minoranze creative”, come le chiamerà successivamente Benedetto XVI, la fede potesse diventare ancora la vita di un mondo storico. I suoi libri, scritti da un maestro della direzione spirituale, spingono a seguire direttamente il Signore Gesù, a contemplare la Sua vita attraverso le parole dei Vangeli, a cercare di seguirlo sempre più da vicino, come invita a fare s. Ignazio negli Esercizi.

Nei prossimi mesi, le edizioni Cristianità presenteranno una importante iniziativa editoriale, la pubblicazione dell’edizione italiana dell’opera maggiore di Pollien, La Pianta di Dio, assente da oltre mezzo secolo e finalmente offerta di nuovo al lettore in una traduzione riveduta e aggiornata. Possa questo sforzo editoriale contribuire a restituire a Pollien l’importanza che gli spetta nel panorama degli autori cattolici del Novecento.

Fonte:  Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org

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