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Cosa pensate che facciano quelli dell’Opera?

Condividiamo un post pubblicato sui social da Mariangela, una cooperatrice che ha voluto far sapere ai suoi amici su Facebook perché l’incontro con il messaggio di san Josemaría le ha cambiato la vita.

All’Opera devo la mia conversione tardiva, la mia forza, la mia sopravvivenza.
Sono cresciuta con una madre atea, niente messe, niente preghiere in casa, niente di niente.
Poi ho conosciuto Massimo. Dopo sette anni di convivenza, dico sette anni, non sette giorni, sette mesi, esattamente sette anni, eravamo in vacanza e io stavo leggendo un libro.

Massimo si avvicinò a me e fece un lungo discorso sulle mie qualità, poi parlò della sua certezza granitica sull’esistenza di Dio, invitandomi a riflettere su questo tema. Finito il discorso, passò a un altro argomento di conversazione, non tornando più su questo.

Alla ricerca di libri su Dio

Rientrati a Pescara andai in libreria a cercare libri che parlassero di Dio: mi imbattei in “Conversione una storia personale”. Parlava della conversione di Leonardo Mondadori. Lo comprai e ne fui folgorata. Il sabato successivo, lo ricordo benissimo, mi preparai per uscire. Massimo mi chiese dove volessi andare, e gli risposi: «In libreria, devo cercare Cammino, il libro di un certo Escrivá. Mondadori riporta spesso alcuni punti di Cammino, per cui voglio leggerlo». Mi rispose che non c’era bisogno che uscissi: aprì un cassetto e mi porse un libricino nero con su scritto Cammino in oro.

Lo lessi subito. Lo rilessi, e poi lo rilessi ancora, e ancora, e ancora. Poi il Vangelo, che leggo sempre, tutti i giorni.

Dopo aver letto Cammino scrissi una mail all’Ufficio Comunicazione dell’Opus Dei, perché avevo il desiderio di conoscere qualche persona dell’Opera in carne e ossa. A distanza di qualche giorno mi contattò una signora di Pescara, da anni salita in Cielo. Così ho cominciato a seguire, con vicende alterne, i mezzi di formazione spirituale dell’Opera.

Il lavoro come preghiera

Cosa pensate che facciano quelli dell’Opera? Ve lo dico io: formano spiritualmente le persone. Come? Con incontri dottrinali in cui si commenta un passo del Vangelo, chiamati “circoli”, le meditazioni guidate da un sacerdote, l’invito alla pratica dei sacramenti e alla preghiera personale quotidiana, l’offerta di una persona che possa seguirti nella direzione spirituale. Tutto qui, una vita assolutamente ordinaria, normale, dove il lavoro, qualsiasi lavoro, diventa uno strumento di santificazione, cioè preghiera. Il lavoro come preghiera, come dono da offrire a Dio, nostro Padre.

Nei momenti di forte sconforto che mi capita di vivere da quando Massimo non c’è più, leggo Cammino, Solco, Forgia, Amici di Dio, È Gesù che passa, tutti scritti di san Josemaría, che per me non è solo un Santo, è un Amico. Altro che coaching o mindfulness. San Josemaría mi dà una sveglia, mi carica, mi dice “vai avanti”.

Non è dolce, non è smielato, e a tratti lo trovo di una severità fortissima, ma è quella severità che serve a me, che mi fa sforzare a migliorare, a guardarmi dentro. È la mia ancora di salvezza.

Anche questa storia che l’Opera è un club di ricchi deve finire: chi lo dice non conosce l’Opera, ci sono persone di tutte le provenienze sociali. L’obiettivo principale dell’Opera è fare apostolato, cioè condurre le persone davanti a Dio, aiutarle a convertirsi: sono anime per il Cielo.

Buona conversione a tutti.

 

Fonte: Opusdei.org

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