Uno degli aspetti fondamentali sul quale va posta l’attenzione di tutti è che la scuola, statale o paritaria, deve essere una scuola di qualità, perché solo se è tale garantisce “effettivamente” il diritto soggettivo di istruzione e formazione degli studenti e il loro futuro, assolve il mandato che la società le attribuisce, risponde alla domanda del mondo del lavoro. Una scuola mediocre, con livelli di prestazioni bassi, con un personale direttivo e docente dequalificato e demotivato, con curricoli non rispondenti ai reali bisogni formativi e professionali degli studenti e del mondo delle imprese serve a poco o a nulla, e tradisce le aspettative di tutti.
Pertanto la qualità è l’obiettivo che va incondizionatamente perseguito. Perché solo la qualità legittima l’esistenza di una scuola e non la “natura giuridica” del soggetto erogatore del servizio (pubblico o privato). Solo la qualità la rende autentica e credibile. Solo la qualità giustifica il suo finanziamento col denaro pubblico dei contribuenti. Ma la qualità non va solo annunciata, declamata. Va progettata, costruita, realizzata. Per farlo occorrono condizioni soggettive ed oggettive, normative, legislative, organizzative e finanziarie. Occorre un’attenzione ed un interesse costanti della famiglia, della società, della politica, della imprenditoria, del personale direttivo, docente e non docente coinvolto. Occorre che tutti riconoscano alla scuola la sua vera, grande ed insostituibile funzione di promozione culturale, educativa, umana, sociale.
Le trasformazioni così rapide e sconvolgenti che stiamo vivendo ci avvertono che il pianeta terra avrà un futuro solo se ci saranno uomini capaci di dominare e guidare i processi della vita personale e collettiva, nella direzione dello sviluppo umano pieno e solidale. Si tratta di pensare alla formazione di una umanità nuova. Si tratta di capire che il futuro è legato alla scelta dell’educazione (E. Cresson, Insegnare ed apprendere, verso una società conoscitiva, 1995). Nessuno nega l’urgenza e la necessità di profonde riforme strutturali delle nostre società. Ma, anche il meccanismo più sofisticato e funzionale può incepparsi e degenerare, se non viene usato da persone consapevoli e responsabili, formate in un cammino ad alta tensione morale e con una forte passione per l’uomo e i suoi destini.
L’educazione è, come ha affermato giustamente J. Delors molti anni fa (L’educazione, un tesoro nascosto, 1997), l’utopia necessaria per imparare a vivere nel villaggio globale, per creare un mondo migliore nella direzione di uno sviluppo sostenibile, di una reciproca comprensione tra i popoli e un rinnovamento della democrazia e per insegnare a superare alcune forti tensioni esistenti tra il globale e il locale, l’universale e l’individuale, la tradizione e la modernità, il bisogno di competizione e la preoccupazione della solidarietà, l’espansione straordinaria delle conoscenze e la capacità di assimilarle, i valori trascendenti e quelli materiali. Un’educazione per essere idonea ad assolvere questi compiti deve basarsi su quattro pilastri: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare ad essere. Ma la vastità e complessità di questi compiti presuppone che la tematica educativa assuma un posto centrale nella vita e nelle scelte della società civile e politica e, con essa la scuola che dell’educazione “rappresenta lo spazio comunitario più organico e intenzionale” (CEI, Per la scuola, 1996).
Su questo tema della qualità della scuola proponiamo alla lettura una interessante pubblicazione, curata qualche anno fa dalla Federazione delle Scuole Cattoliche della Spagna, intitolata “EC (Escuelas Catòlicas). Excelencia en Gestión Educativa“, e reperibile al sito: https://www.escuelascatolicas.es/wp-content/uploads/2021/12/ECCALIDAD_Excelencia_en_Gestion_Educativa_NOV2021.pdf.
Chiunque opera nel mondo scolastico ed educativo ha modo di confrontarsi con molti indicazioni e suggerimenti, utili e praticabili anche qui in Italia.
Fonte: Francesco Marcrì Blog