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Tamberi e la famiglia (che vale più delle medaglie)

«La fine di tutti i Tamberi dreams», così il telecronista commenta il tentativo finito male di Gianmarco Tamberi di vincere la finale di salto in alto maschile. Queste Olimpiadi per l’ex campione olimpico del salto in alto sono iniziate con l’arrivo a Parigi insieme al presidente Mattarella e la giornata da portabandiera durante la cerimonia d’apertura – con la fede nuziale persa nella Senna e le conseguenti scuse alla moglie Chiara.

Essere il primo a vincere due volte la gara di salto in alto alle Olimpiadi, questo era il suo obiettivo. Poi il ricovero per i calcoli renali che l’hanno colpito per due volte nel giro di pochi giorni. Qualcuno direbbe la sfiga, altri il destino, noi ci atteniamo a usare la parola “realtà” condizionata da disegni provvidenziali misteriosi. «Ci sarò», così annuncia sui social poco prima della gara. Ci arriva, in finale. Ma viene eliminato dopo tre tentativi falliti a 2.27. Ora il nuovo campione del salto in alto è il 27enne neozelandese Hamish Kerr con 2.36. Argento per l’americano Shelby McEwen. Barshim invece vince il bronzo con 2,34.

«Posso dire sinceramente che non me lo meritavo», commenta Gimbo – così viene affettuosamente chiamato – «perché ho dato tutto allo sport. Tutto me stesso». Poi l’atleta marchigiano ammette: «Ho sempre cercato di tenere fuori le emozioni che erano diverse da quelle del salto. Per concentrarmi al cento per cento in quello, forse sbagliando a questo punto. Perché poi se succede quello che è successo oggi ti perdi tanto per strada. Ti perdi magari una famiglia che avremmo voluto fare tre anni fa».

Innegabile che il sogno sportivo di un atleta tocchi il suo punto più alto con le Olimpiadi. Comprensibile che vincere due volte avrebbe significato “entrare nella storia”. Ammissibile amareggiarsi di fronte alla salute che non l’ha accompagnato quando avrebbe dovuto. Grandioso è però soffermarsi su quali “sogni” non finiscono con questa sconfitta, ma forse trovano un nuovo inizio. Il pensiero alla famiglia e alla moglie è qualcosa che fuoriesce naturalmente dal Tamberi uomo, così come le lacrime di commozione al pensiero che, forse, per darsi totalmente allo sport ha lasciato indietro qualcosa di importante.

E i Mondiali di Tokyo del 2025? «Faccio fatica a pensare di mettere di nuovo lo sport davanti a tutto. Un pensiero che potrebbe cambiare domani, ma sicuramente devo qualcosa alla mia famiglia, ai miei amici, a mia moglie, e doverglielo significa dovere del tempo, volere avere una famiglia con mia moglie, voler vivere la mia vita anche non sportiva». Precisa poi Tamberi: «Questo non significa che smetterò di fare sport e che non lo farò con la stessa serietà, ma tra farlo seriamente e farlo come gli ultimi anni ci passa tanto».

Così, mentre il mondo mediatico e dei social si divide tra accuse, elogi e insinuazioni, un dato emerge dalle lacrime di Tamberi: la famiglia conta. Quel sacrificio messo nella dieta, negli allenamenti, nel tempo, ha ora la grande possibilità di trovare nuovi spazi, e nessuna medaglia potrà ripagarti di più, Gianmarco. Vai sul sicuro.

Fonte: Federica Di Vito | IlTimone.org

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