Alberto Pellai commenta l’ultimo libro dello psicologo Jonathan Haidt, uno tra i pensatori più importanti al mondo, “La generazione ansiosa” da martedì 10 settembre nelle librerie. Un libro epocale
Il libro La generazione Ansiosa di J.Haidt è un libro “epocale”. Racconta la nostra epoca, sospesa tra vita reale e vita virtuale. Racconta perché le tecnologie a uso personale hanno trasformato le nostre vite e hanno avuto un impatto enorme sulla crescita e sulla salute dei minori. L’autore – Jonathan Haidt – analizzando gli studi scientifici a oggi disponibili racconta quali sono i principali risvolti negativi della virtualizzazione precoce della vita dei minori, amplificati dalla digitalizzazione obbligatoria cui siamo stati sottoposti noi tutti, durante l’emergenza della pandemia da covid.
È chiaro che non si può dire che lo “smartphone” sia la causa dei problemi di salute presenti oggi in età evolutiva, perché il problema non è stabilire un nesso di tipo “causa-effetto”. Mentre è inevitabile – e questo il libro di Haidt lo rivela citando un ‘enorme quantità di ricerche e riportando moltissimi dati scientifici – constatare come la sua presenza nella vita dei minori, l’intensità con cui viene utilizzato e l’età precoce che ne connota l’ingresso nella loro vita, abbia portato a riscontrare la prevalenza di quattro fenomeni ad alto impatto sulla loro salute fisica, psicologica e relazionale, dei soggetti in età evolutiva.
Si tratta di:
Deprivazione sociale. Gli adolescenti che trascorrono più tempo utilizzando i social media hanno maggiori probabilità di soffrire di limitare la vita sociale e di viversi come isolati ed esclusi, condizione che è fonte di depressione, ansia e altri disturbi. Già, Jean Twenge nel suo libro Iperconnessi (Einaudi ed.) aveva rivelato, con dati scientifici, quanto la generazione nata dopo il 2000 (generazione che lei ha ridefinito I-Gen) rappresenti quella più triste, isolata, ansiosa e infelice degli ultimi decenni, condizione fortemente aggravata dall’ingresso degli I-Devise (Tablet e smartphones) nella loro vita.
Deprivazione di sonno. Trascorrere molte ore ogni giorno nella vita online ha un impatto forte sulla qualità e quantità del sonno dei minori. La deprivazione di sonno, a sua volta, impatta in modo significativo la salute fisica e psichica dei minori oltre che il loro potenziale di apprendimento scolastico.
Dipendenza. Con uno smartphone in mano che spinge a permanere per lungo tempo nella vita online, il minore tende ad essere maggiormente vulnerabile nei confronti dell’effetto dipendentigeno delle esperienze virtuali, tutte progettate per generare gratificazione istantanea e forte rilascio di dopamina.
Frammentazione dell’attenzione e della concentrazione. Questa rappresenta oggi una delle maggiori emergenze nell’ambito dell’apprendimento. Gli studenti, abituati fin da piccoli a stare nel flusso di iperstimolazione e ipereccitazione offerto dai social media e dagli schermi più in generale, fanno sempre più fatica a rimanere focalizzati su un compito. La loro capacità di attenzione, di concentrazione, di memorizzazione, di ascolto è così ridotta da rappresentare oggi uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento previsti dai programmi scolastici in tutto il mondo.
Il libro di Haidt è epocale perché fornisce tutte quelle informazioni di cui il mondo adulto, e in particolare noi genitori, abbiamo bisogno oggi per invertire la rotta che abbiamo intrapreso in preda al tecnoentusiasmo che ha connotato l’inizio del terzo millennio. Oggi sempre più famiglie sono convinte che, alla luce di tutto quello che è accaduto all’età evolutiva negli ultimi vent’anni e di cui la diffusione degli smartphone rappresenta un fattore di rischio di evidente corresponsabilità, è necessario ritardare l’accesso all’uso di strumenti di connessione di possesso personale soprattutto nel sottogruppo dei minori che ancora non hanno compiuto 14 anni, proprio come il titolo di questo volume invita a fare in modo perentorio.
Fonte: Alberto Pellai | FamigliaCristiana.it