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La scuola privata è pubblica anche se non (vi) sembra

Dopo la proposta del Buono scuola da parte del Ministro Valditara, il pressochè unanime consenso tra i partiti trova, invece, il secco “no” del M5s che si chiede: «a cosa dovrebbe servire questo strumento, nei piani del ministro?». Secondo alcuni esponenti 5s sarebbe la volontà di «finanziare ancora di più le scuole private, a discapito di quelle pubbliche».

Absit iniuria verbis. Mi spiace davvero quando si fa ricorso ad un lessico inesatto, soprattutto quando si utilizza l’aggettivo “privato” per definire realtà che private non sono, per legge, tra l’altro. Vuol dire che non si conoscono la Costituzione, le leggi italiane (la legge 62/2000, tanto per citarne una) e i pronunciamenti del Parlamento europeo che dicono che è definibile pubblico tutto ciò che va a vantaggio dei cittadini. Pertanto la scuola pubblica non è solo quella statale ma è anche quella paritaria. E poi, sempre alle solite: quel senza oneri per lo Stato usato come un mantra per giustificare l’ideologia. Davvero basta. Invito chi la pensa diversamente da me a trovare altre motivazioni, in punta di diritto e di economia, ammesso e non concesso che se ne possano trovare, per sostenere le loro tesi.

Il guaio è che, mentre a Roma si discute, brucia Sagunto. A bruciare non è una città, ma ciò che dà vita alla civitas, ossia la scuola ma non una scuola qualunque, bensì una scuola che deve essere liberamente scelta dai cittadini, non solo dai più abbienti. La situazione è drammatica: a partire dal 2000, l’anno della legge sulla parità scolastica, la scuola paritaria ha perso il 35,1% degli allievi che sono passati da 1.186.667 a 770.130. Nello stesso lasso di tempo, la scuola statale ha visto una contrazione degli studenti del 6,3% (-474.779 alunni). Nell’ultimo decennio, inoltre, hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia (-379 scuole nel 2022-2023 e -291 nel 2023-2024).

È chiaro che il pluralismo educativo deve essere nuovamente fondato, ma occorre che ci siano le condizioni per poterlo fare, ossia la garanzia nei fatti della libertà di scelta educativa, la cui garanzia avrebbe ricadute positive anche sulla scuola pubblica statale, così tanto cara a chi vuole eliminare la scuola paritaria, fino a porre il sale sulle sue ceneri. Chissà quale sarà la ragione di un simile accanimento… Che ci sia la volontà deliberata di non voler guardare in faccia la realtà dei dati più che un sospetto è una certezza. Così, però, non si fa la storia, non si fa il bene dei cittadini, soprattutto dei più deboli e fragili.

Fonte: AnnaMonia Alfieri | IlTimone.org

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