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Dalla disforia di genere a quella di specie. Il bambino che si sente lupo

Esiste ancora qualcuno capace di gridare “il re è nudo”? Ne parlavamo qui: in Scozia, una scuola ha consentito a un bambino di identificarsi come animale, nella fattispecie lupo, targando il fenomeno come un caso di “disforia di specie”. Per alcuni teorici del gender potrebbe trattarsi di un caso limite, comunque non in grado di mettere in crisi le loro argomentazioni. Ma, dal momento che i nemici della Chiesa hanno sempre fatto leva sui “casi limite”, per legittimare aberrazioni come aborto e divorzio, proviamo a usare la stessa strategia, in bonum.

Anzitutto, caso “limite”. Ma chi lo stabilisce – il limite – tolto Dio? Tolta una legge morale universale? Tolta un’oggettività? Tolta financo la realtà? È tutto arbitrario! I fautori della teoria gender, di fatto, sostengono che il pensiero faccia (formi) la realtà. Non è così: piuttosto, il pensiero si deve adeguare alla realtà, dopo averne preso atto, cioè dopo averla conosciuta per come è ed è al di fuori di sé, della propria mente con annesse sovrastrutture/condizionamenti. Il Premio Nobel per la medicina Carrel diceva: poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità.

Si arriva alla verità osservando la realtà, semplicemente, al di là delle successive-eccessive elaborazioni-elucubrazioni mentali. La mente, spesso, mente, soprattutto quando la si lascia vagare libera-mente. È allora che si formano fantasie (quanto di più lontano dalla realtà…) e manie/ossessioni di vario genere, cioè quando si dà troppo spazio alla speculazione. Più si teorizza, meno si è sperimentali, più ci si allontana dal reale per entrare in un mondo di meraviglie (o di orrori, a seconda). Le operazioni dell’intelletto, il pensiero, dovrebbero essere finalizzate a scoprire l’ordine oggettivo delle cose, non a stabilirne uno nuovo intra mentale. Per poi pretendere di trasportarlo all’esterno, di distorcere la realtà piegandola ai propri scopi perversi.

Le cosiddette “disforie”, di qualunque tipo siano, sono perversioni, anomalie accidentali, che comunque non definiscono la natura di un soggetto. Così come gli accidenti – per dirla in termini filosofici – non alterano la sostanza di un ente. L’idea di essere altro rispetto a ciò che si è realmente, per quanto radicata, rimane un’idea. “Un’idea è soltanto un’astrazione”, cantava Gaber. “Se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione…”. Effettivamente, se si trovasse il modo di modificare l’essenza delle cose attraverso le idee, il fantastico/virtuale si realizzerebbero! Ma questo non è nel potere dell’uomo, che non può fare altro che… adeguarsi. Esattamente nel senso dell’“adeguazione” espresso a suo tempo da san Tommaso d’Aquino.

Fonte: Rossella Pastore | IlTmone.org

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