Quattro coppie raccontano come sono riuscite a superare una situazione di grave conflitto grazie a Retrouvaille, un metodo di riconciliazione che punta sulle risorse interiori e sulla volontà.
Retrouvaille, significa “ritrovarsi”, in francese, perché questo cammino esperienziale nasce nel Canada francofono nel 1977 e arriva in Italia nel 2002 grazie alla bella intuizione del vescovo Giuseppe Anfossi, allora presidente della Commissione episcopale per la famiglia. L’anno precedente, nel tentativo di individuare un nuovo strumento pastorale per fronteggiare la sempre più devastante crisi dei matrimoni, Anfossi invia in America un sacerdote esperto di pastorale familiare. È don Bernardino Giordano, oggi vicario generale della Prelatura della Santa Casa di Loreto, che ha l’incarico di verificare se e come quel programma può essere opportuno anche per l’Italia. L’intuizione è quella giusta. Retrouvaille funziona. E molto bene. Chi frequenta il percorso comprende che non ci sono situazioni irreparabili. «In oltre vent’anni di apostolato abbiamo visto che anche le incomprensioni più aspre possono essere affrontate e vinte», raccontano Paola e Corrado Galaverna di Torino, coppia responsabile di Retrouvaille Italia. Aggiunge don Bernardino Giordano, che è anche assistente spirituale del cammino per la riconciliazione degli sposi: «Retrouvaille è un programma cristiano in cui, al di là dei consigli sulle modalità di comunicazione, la componente spirituale è sempre importante. La presenza del sacerdote vuole ribadire la volontà della Chiesa di essere vicina a chi soffre». Ma a chi si rivolge Retrouvaille? A tutte le coppie in crisi che hanno il desiderio di ripartire, come dimostrano le quattro testimonianze che ospitiamo in questa pagina.
Silvia e Francesco: “Il perdono reciproco? Prima ci sono dialogo e comprensione”
Silvia e Francesco, sposati dal 2006, due figli di 13 e 5 anni. Lui è commercialista, lei funzionaria della Pubblica amministrazione. «Ci siamo conosciuti all’Università; io – racconta Francesco – ero profondamente attratto da Silvia e cercavo in tutti i modi di incontrarla». Aggiunge lei: «Quando ci siamo dati il primo appuntamento per studiare, abbiamo parlato tanto, riso, ci siamo divertiti. Ricordo il nostro primo bacio, mi sentivo a mio agio e mi vedevo desiderata».
Poi il matrimonio, l’attesa di un figlio che non arriva, due aborti spontanei, le incomprensioni, la lontananza che cresce. Lui è tutto concentrato sul lavoro. Arriva la crisi. E lei scopre che Francesco ha un’altra relazione. «Mi è crollato il mondo addosso, ero disperata, non riuscivo più a riconoscere la persona che avevo accanto. Ho pensato alla separazione come una soluzione, ma volevo prima comprendere ciò che volevo realmente prima di far soffrire i nostri figli».
Chiedono aiuto a due psicologi suggeriti loro da un sacerdote. Quei consigli servono per aprire un varco nei muri che avevano costruito per difendersi l’uno dall’altra e anche per far intuire loro il desiderio che entrambi avevamo di ritrovarsi.
«Ma solo dopo aver frequentato il Week end (WE) di Retrouvaille e diversi incontri post WE – raccontano – abbiamo avuto la percezione di poter camminare nuovamente insieme da soli. Ci siamo accorti che, grazie al metodo acquisito con Retrouvaille, riuscivamo nuovamente a comunicare e dialogare in modo profondo e senza la necessità di essere aiutati da una terza persona in questo».
Quanto è durato il momento difficile?
Da quando la crisi è scoppiata, almeno un paio di anni.
Come avete conosciuto Retrouvaille ?
Don Bernardino Giordano, che mi aveva sostenuto nel periodo difficile della crisi, mi ha parlato del programma di Retrouvaille e del Weekend che dopo pochi mesi si sarebbe tenuto a Roma.
Abbiamo fatto il nostro WE a Settembre 2021 a Morlupo, dopo nove mesi dallo scoppio della crisi. Subito dopo abbiamo frequentato tutti i 12 incontri settimanali (post WE) con cui abbiamo ripreso tutte le tematiche affrontate durante i tre giorni. Finito questo percorso, consapevoli del bene che stava facendo alla nostra relazione, abbiamo deciso di continuare a rimanere in Retrouvaille partecipando agli incontri mensili che facciamo con tutte le altre coppie delle Marche e dell’Umbria che hanno fatto il nostro percorso e abbiamo deciso di dare la nostra disponibilità al servizio per altre coppie sofferenti. Oggi siamo referenti per le regioni Marche e Umbria.
Come avete affrontato la questione del perdono reciproco?
Risponde Francesco: Il momento in cui ho deciso di fidarmi del nostro rapporto è stato quando dopo qualche mese che Silvia aveva scoperto la mia relazione extraconiugale ho deciso di lasciare il cliente che creava la probabilità di incontrare nuovamente quella persona con cui avevo instaurato un rapporto. Non volevo che Silvia continuasse a soffrire inutilmente vista la mia decisione di tagliare quella relazione. È stato possibile grazie al dialogo e alla comprensione attenta di Silvia.
Aggiunge Silvia: Con Retrouvaille ho compreso che i sentimenti non sono né buoni né cattivi, che posso riconoscere di avere paura e condividerla con mio marito, fidandomi del bene che mi vuole e della sua reazione al mio sentimento.
Da cosa nasce l’impegno in questo apostolato?
Dalla gratitudine per quello che abbiamo ricevuto e dalla consapevolezza che impegnarci e rendere il nostro servizio continua a edificare il nostro rapporto. Scoprire che la condivisione delle nostre esperienze è un metodo per continuare a guarire le nostre ferite e migliorare il nostro rapporto, è stata una grande sorpresa. Siamo certi che su questa strada ci ha messo il Signore e continuare ad impegnarci significa per noi dire sì a Lui.
Laura e Massimo: “Le nostre ferite diventano luce per aiutare il cammino di altri”
Laura e Massimo, sposati da 19 anni, due figli di 13 e 16 anni. «Ci siamo conosciuti alle scuole superiori, il nostro fidanzamento è durato 10 anni. Le nostre famiglie di origine hanno accettato la nostra relazione e non si sono mai mostrati invadenti».
Che rapporto avete con la fede?
Siamo entrambi credenti e consapevoli di aver ricevuto un enorme aiuto da Dio. Prima della crisi non abbiamo fatto percorsi ecclesiali.
Quando è cominciata la crisi?
Dopo la nascita del secondo figlio e l’inizio di un nuovo ruolo lavorativo per Massimo che lo ha portato a passare per alcuni periodi dell’anno fino a tre giorni alla settimana fuori casa a causa di trasferte. Il nostro matrimonio ha smesso di essere il centro, abbiamo perso il dialogo e l’abitudine a confermarci l’un l’altra, cominciando a sentirci sempre più soli anche all’interno del matrimonio. Il punto più basso lo abbiamo raggiunto quando una terza persona è entrata nel nostro rapporto.
Avete avuto però la forza di resistere insieme…
Sì, dopo un primo momento, in cui la separazione sembrava l’unica via possibile, lentamente si è fatta strada l’idea di provare una riconciliazione. L’aiuto del Signore in questo periodo ci è arrivato attraverso il sacerdote che ci ha sposato e una coppia di amici. Ci sono stati molto vicini e ci hanno consigliato di intraprendere il percorso di Retrouvaille.
Così vi siete avviati sulla strada della riconciliazione…
Ma quando abbiamo iniziato il percorso di Retrouvaille avevamo già l’intenzione di provare a ricominciare. Non eravamo certi di poter ricucire le ferite che ci eravamo inferti, eravamo pieni di dubbi sulla possibilità di perdonarci e di ricominciare a darci fiducia, ma volevamo provare.
È stato facile il perdono reciproco?
Il percorso fatto ci ha aiutato a capire che non eravamo soli, che persino le nostre brutte ferite potevano guarire e che perdonare/perdonarsi, fidarsi ed amare sono tutte decisioni.
Perché avete deciso di proseguire con Retrouvaoille?
Concluso il nostro percorso e raggiunta la riconciliazione abbiamo deciso di proseguire nell’apostolato di Retrouvaille. Non è stato e non è facile testimoniare la nostra storia, ma ci rendiamo conto che grazie a questo le nostre ferite diventano feritoie attraverso cui passa una luce che può illuminare il buio di qualcun altro. Aiutare altre coppie in crisi ci fa sentire di ridare una parte del bene ricevuto e da’ un nuovo senso al dolore che abbiamo sofferto. Inoltre restare legati e impegnarci per Retrouvaille ci permette di tenere viva l’attenzione verso il nostro rapporto e di nutrirlo e di riscoprire ogni giorno il grande dono del Sacramento del Matrimonio. Così ci accorgiamo di crescere, progredire e maturare camminando insieme a Dio.
Il percorso con Retrouvaille è stato importante per comprendere meglio la vostra vocazione al matrimonio?
Il percorso di morte e rinascita del nostro rapporto ci ha mostrato che il matrimonio è davvero una vocazione e che la fedeltà a sé stessi, all’altro e alle proprie decisioni maturano proprio attraverso i momenti difficili, rendendo ancora più forti i legami.
Perché siete convinti che Retrouvaille sia un mezzo prezioso per aiutare le coppie in crisi?
Il percorso di una coppia in crisi è estremamente difficile, Retrouvaille mostra la strada per uscire da questo percorso, ma la decisione di intraprendere quella strada è solo della coppia.
Va bene per tutti? Su dieci coppie quante sono quelle che traggono concreti benefici?
Quando ci chiedono le percentuali di successo del programma noi rispondiamo sempre con estremo realismo: cento per cento per chi si impegna a ricominciare, zero per cento per chi non prende questa decisione.
Vito e Veronica: “Il dolore di quel tradimento ora fa parte della nostra storia”
Vito e Veronica Nicosia, sposati dal 2008, tre figli di 14, 9 anni e 3 anni. Lui è un militare, lei una maestra d’asilo.
Come vi siete conosciuti?
Da adolescenti all’oratorio salesiano del nostro paese, alle pendici dell’Etna e siamo stati fidanzati per quasi 10 anni, prima di sposarci.
Con la fede che rapporto avevate?
Siamo cresciuti in due famiglie cattoliche praticanti che ci hanno seguito nelle nostre attività in ambito salesiano con entusiasmo, appoggiandoci nei nostri impegni di servizio come animatori durante i gruppi estivi, in attività sportive o teatrali svolte sempre all’interno dell’oratorio. Il carisma salesiano ha caratterizzato il nostro percorso di crescita e anche il nostro fidanzamento, poiché siamo maturati come singoli e come coppia alla luce degli insegnamenti di don Bosco.
Come è cominciata la crisi?
A causa del lavoro di Vito, abbiamo vissuto i primi anni del matrimonio in Calabria, lontani dalle nostre famiglie d’origine, dai nostri amici e dalla vita a cui eravamo in qualche modo abituati. Quando, dopo qualche anno, siamo rientrati in Sicilia, nonostante l’entusiasmo e la gioia del rientro, la nostra relazione di coppia ha cominciato a risentire dei nuovi equilibri, dei problemi economici derivanti dall’acquisto della nostra casa di proprietà e della vicinanza con le famiglie d’origine.
Ma qual è stata la causa che ha fatto precipitare le cose?
Io e Vito abbiamo cominciato, all’inizio in maniera inconsapevole, ad allontanarci: le nostre comunicazioni erano per lo più di natura organizzativa, relative alla gestione della casa o dei figli, il nostro dialogo era superficiale e la nostra distanza emotiva aumentava sempre più, non c’era più “comunicazione e sintonia di cuore”.
In questa situazione si è inserita una terza persona che ha aggravato ancor più la situazione, assorbendo i pensieri e le attenzioni di Vito.
Avete chiesto aiuto?
Sì, ci siamo rivolti ad un terapista di coppia, ma questo non sembrava sufficiente. Eravamo molto vicini al pensare che non ci fosse un futuro per noi come coppia.
Poi è arrivata Retrouvaille…
Sì, grazie ad alcune ricerche su internet fatte da Vito e alla sua tenacia nel voler tentare la ricostruzione, abbiamo partecipato al weekend nell’ottobre 2022 e da lì, con fatica e impegno, è cominciato il percorso di guarigione dalle nostre ferite, lavorando soprattutto sul dialogo profondo e sincero. Retrouvaille ci ha aperto le porte della rinascita, nella consapevolezza che non esistono coppie perfette, ma solo coppie in cammino e oggi cerchiamo di vivere la nostra relazione guardando al dolore provato e integrandolo nella nostra storia come qualcosa che non si può eliminare, ma che ci ha concesso un’opportunità di vivere il nostro matrimonio nella verità e nella consapevolezza dei nostri limiti, come singoli e come coppia.
Perché avete deciso di impegnarvi in questo apostolato?
Per la gratitudine per l’aiuto ricevuto e per la convinzione dell’efficacia del metodo Retrouvaille. Così è nata la volontà di metterci al servizio all’interno dell’associazione per arrivare a quelle coppie che oggi, così come noi qualche tempo fa, stanno attraversando il buio e lo scoraggiamento della crisi e pensano che non ci sia via d’uscita ai loro problemi matrimoniali. Il servizio in Retrouvaille ci permette di continuare a crescere e camminare nel nostro percorso matrimoniale quotidiano, in cui non mancano comunque le difficoltà e i momenti di sconforto umano, e di alimentare la nostra fede e la fiducia in Dio che ci ha rafforzato nella consapevolezza della grandezza del sacramento del matrimonio.
Diego e Nadia: “Crisi esplosa dimenticandoci di curare il nostro essere coppia”
Diego e Nadia, sposati da 30 anni, due figli di 24 e 28 anni.
Quando è cominciata la crisi?
Non c’è un vero momento di inizio, ma la crisi l’abbiamo costruita noi, pian piano con piccole cose: desideri e sogni non condivisi, dando molto per scontato, mettendo in primo ordine di importanza la casa, il lavoro o i figli piuttosto che la coppia, ma soprattutto non dialogando con il cuore. Per me poi è stato decisivo il periodo di 3 anni di convivenza passati in casa con la famiglia di Diego, dove dopo 6 anni di matrimonio, ci eravamo trasferiti per necessità economica, per il periodo di costruzione della nuova casa. Entrambi abbiamo poi riconosciuto che è stato un errore per la nostra coppia: si costruiva la casa e si sgretolava la coppia. C’erano troppi pensieri e troppe persone che influenzavano il nostro rapporto.
Quali erano le difficoltà?
Non avevamo più intimità né un vero dialogo, quando poi cercavo comprensione e raccontavo a Diego i miei problemi non mi sentivo capita. Le cose purtroppo non migliorarono trasferendoci nella nuova casa: portammo con noi anche le difficoltà di relazione ed ogni cosa era motivo di scontro,
Ma c’è stato un motivo scatenante?
Risponde Nadia: Ho accettato le attenzioni di un collega. Ho passato dei mesi infernali. Mi sentivo confusa, mi chiedevo cosa mi stesse succedendo ed ero combattuta, pensavo di morire nell’andare contro i miei valori, non volevo lasciare Diego. Quando Diego ha scoperto la mia relazione extraconiugale, però mi sono vista liberata.
Aggiunge Diego: per quanto mi riguarda c’è stato un logorio continuo, come un tarlo che giorno dopo giorno scava nel legno della trave fino a farla cedere.
Quando vi siete rivolti a Retrouvaille eravate sul punto di lasciarvi?
Certo, tutti e due eravamo andati da un avvocato e Nadia stava cercando un appartamento dove andare a vivere. Non vedevamo altra via di uscita, pensavamo che forse allontanandoci avremmo potuto riflettere, forse un gesto estremo avrebbe fatto cambiare gli atteggiamenti. Oppure una nuova vita lontani sarebbe stata migliore.
Come avete conosciuto Retrouvaille ?
Ci è stata consigliata da mia sorella maggiore, che mi diede un volantino dell’associazione. C’era un numero verde e subito ho telefonato per informarmi.
Qual è stato il vostro percorso?
Abbiamo fatto il weekend di Retrouvaille nel settembre 2013 a Folgaria, in Trentino. Lì è veramente iniziato il nostro percorso di ricostruzione, molte coppie ci hanno accompagnato e sostenuto. Anche il sacerdote è stato un grande appoggio. Tra noi è nata un’amicizia che ancor oggi rimane.
Cosa pensate di aver capito dal vostro percorso di riconciliazione?
Abbiamo potuto capire quali sono i valori a cui teniamo veramente, che ogni crisi può farci rinascere più forti ma che la rottura non è sempre la soluzione, anzi: forse le cose aggiustate sono quelle che poi ami di più. Ogni coppia ha i suoi tempi, siamo diversi e occorre darsi tempo, non avvilirsi di fronte ad apparenti passi indietro ma non mollare.
Perché siete rimasti in Retrouvaille?
Siamo rimasti per noi, ne sentivamo il bisogno e con le coppie partecipanti abbiamo condiviso l’esperienza di crisi e di ricostruzione. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Noi abbiamo ricevuto moltissimo. E ancora stiamo ricevendo.
Fonte: Luciano Moia | Avvenire.it