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Hamas-Israele: Tre paradossi di una guerra e una parola ai giovani manifestanti

Tre paradossi: 1) a distanza di un anno la guerra non è ancora finita, al contrario il fronte si sta ulteriormente estendendo, 2) attorno allo Stato di Israele non solo non si è creato un sostegno trasversale, si è invece innescata una vera e propria caccia all’ebreo, 3) nel presunto tentativo di difendere i diritti dei morti di Gaza, viene scatenata nuova violenza che coinvolge non solo gli Ebrei ma tutte le forze dell’Ordine deputate al mantenimento della pubblica sicurezza, quasi che la violenza chiami in gioco altra violenza, in una spirale di odio a livello mondiale.

Chiaramente Israele è stato attaccato, chiaramente ha dovuto difendersi, chiaramente Israele ha dovuto affrontare in modo eufemisticamente energico Hamas per nascondere il fallimento della sicurezza interna dinanzi all’attacco del 7 ottobre, altrettanto chiaramente sostengo la linea del Papa per un immediato cessate il fuoco e per l’apertura di tavoli di pace. Io credo però che, al di là della guerra in sè e per sè combattuta in Medio Oriente, quello che sta accadendo in Europa con la caccia all’ebreo sia frutto di una profonda ignoranza del passato, in modo particolare dei forni crematori della Germania nazista, conseguenza del fatto che per ragioni cronologiche siano sempre meno i sopravvissuti in grado di testimoniare l’orrore: il documentario visto in classe purtroppo non è sufficiente.

A questa ignoranza del passato si aggiunge un atteggiamento colpevole della classe politica che non è in grado di dire in modo chiaro, coraggioso e definito che manifestare in modo violento è un errore, che sostenere lo Stato di Israele duramente attaccato non vuol dire non essere sensibili al dramma dei bambini di Gaza, che mantenere un atteggiamento volutamente divisivo non solo non aiuta la società ma non fa altro che inasprire il conflitto, in Israele come in qualsiasi altra parte del mondo.

Occorre essere molto prudenti, sempre, ma soprattutto quando si affrontano argomenti per i quali non si è stati in grado, per decenni, dal 1948 ad oggi, di trovare soluzioni, semplicemente per il fatto che l’ideologia ha sempre avuto il sopravvento e il risultato dell’affrontare in modo ideologico il problema sta sotto gli occhi di tutti: gli ostaggi e le vittime delle violenze tra il popolo israeliano, le vittime innocenti dei bombardamenti tra il popolo palestinese, tutte vittime, tutte innocenti, tutte sullo stesso piano.

Vorrei poi rivolgere una parola a quei giovani che hanno manifestato in modo violento: voi, forse, siete animati da nobili sentimenti ma il nobile sentimento deve essere supportato dalla conoscenza dei fatti e dalla volontà di agire in modo pacifico e rispettoso. Il palo divelto vi rende colpevoli. L’esempio di Aldo Moro vi deve stare davanti agli occhi: sempre onesto, anche con gli americani, e la prova della sua onestà sta nella sua morte. Dobbiamo stare attenti perché il pericolo della non conoscenza, in tutti i settori del vivere civile, semina odio che serpeggia che poi manifesta nei diversi estremismi della nostra epoca.

Fonte: Anna Monia Alfieri |  IlTimone.org

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