Ritengo che in merito alla questione dell’immigrazione e, in particolare, al ritorno in Italia dei migranti dall’Albania, l’Italia, e con lei l’Europa, stia dando una pessima risposta.
Affermo questo perché, quando si fa diventare tema di dibattito politico, nelle sue forme meno nobili, il dramma della povertà, in un’ottica divisiva e di mancata assunzione della responsabilità, siamo di fronte ad una reale incapacità di far fronte al problema.
Ora, davanti al disinteresse dell’Europa, davanti all’atteggiamento tenuto dalla Francia che ha chiuso le frontiere scaricando sull’Italia la gestione dell’emergenza, cosa ha fatto il governo Meloni se non tentare 1) di mettere ordine distinguendo tra chi scappa effettivamente dalla povertà e chi invece emigra per altri scopi, 2) tentare di creare opportunità di lavoro nei Paesi dai quali arrivano i migranti, 3) tentare di costruire luoghi che possano ospitare i migranti in attesa di rimpatrio al di fuori dell’Italia, visto che i nostri centri sono al collasso.
Non si tratta di difendere il lavoro del governo ma semplicemente di riconoscerne lo sforzo attuato. Ricordiamo che chi ci governa lo fa per volere dei cittadini.
A mio avviso il problema non è difendere i confini o accusare il Governo di razzismo, quanto di porre realmente al centro della questione innanzitutto la persona del migrante, andando a colpire tutte quelle organizzazioni criminali che lucrano sul dramma della povertà.
Il Papa ha detto che respingere i migranti è peccato grave: sono d’accordo e infatti io ritengo che quello che la politica nazionale e internazionale europea debba fare sia proprio quello di lavorare per affrontare il problema in loco, ossia eliminando 1) le cause della povertà, 2) la criminalità che sfrutta e si arricchisce. Non combattere contro queste organizzazioni è peccato parimenti grave, perché significa girare la faccia sulle cause dello sfruttamento.
Chiaramente, poiché il fenomeno migratorio intercetta pesantemente la società, tutti i poteri presenti in uno Stato sono toccati, anche quello giudiziario.
Sul ruolo della magistratura a me sembra che quanto il Ministro Nordio ha affermato sia molto equilibrato: è la politica ad esprimere la volontà popolare alla quale il governo è chiamato a rispondere. “La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”.
Sul tema dell’immigrazione, come su tutti gli altri temi che toccano direttamente la vita dei cittadini, occorre che la politica si interroghi e, pur nel rispetto del dibattito che anima la vita democratica di un Paese, trovi risposte trasversali. Al tema dell’immigrazione è spesso collegato quello della sicurezza: questa è la prova del fatto che anni di politiche errate sul fronte della migrazione non sono state in grado di affrontare il fenomeno, paradossalmente portando come triste risultato l’identificazione tra immigrato e delinquente. Ma questa identificazione è potuta avvenire solo a motivo dell’errore di approccio e alla incapacità di creare reali opportunità di inclusione a chi è arrivato in Italia. Sotto la prospettiva demagogica dell’accoglienza si sono create enormi falle nel sistema sociale e queste falle hanno arricchito proprio chi voleva guadagnare sulle spalle dei migranti (si veda il caso che ha coinvolto la signora Soumahoro).
L’unica soluzione è smettere di procedere per slogan e trovare risposte trasversali, avendo il coraggio di riconoscere la bontà di un’idea, anche se essa proviene da un’altra parte politica.
Fonte: Anna Monia Alfieri | IlTimone.org