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Violenza dei giovani, frutto (amaro) del vuoto educativo

Assistiamo nuovamente a episodi di violenza che hanno come protagonisti ragazzi molto giovani. Questo ci deve fare riflettere. È innegabile che il desiderio di emulazione sia ormai scattato ed chiaro che il desiderio di emulazione scatta laddove ci sono i presupposti perché esso si generi. Quali sono questi presupposti? Innanzitutto una fragilità che nasce da un’estrema superficialità e dalla totale assenza di valori. Lo ripeto: l’assenza di modelli educativi è la causa che ha innescato la miccia della violenza, perché la figura dell’adulto è stata sostituita dal videogioco, dai social, dal telefono

Va anche detto che i nostri giovani hanno tutto, da sempre: questa assuefazione al tutto innesca un continuo desiderio di avere di più, a scapito degli altri, costi quel che costi. Non solo i giovani hanno tutto ma sono cresciuti con l’idea di avere diritto ad una perenne giustificazione. Quel ma tanto che male c’è, sono ragazzi che è stata la cifra educativa degli ultimi vent’anni ha prodotto questo Mi sia poi consentito di dire che i nostri giovani non hanno più paura di nessuno, né dei genitori né dell’insegnante, in generale dell’adulto.

Non voglio essere fraintesa, non voglio dire che il metodo educativo più efficace sia quello basato sul sentimento del terrore: tuttavia l’essere sempre sicuri di sé, l’essere convinti di farla franca, l’essere assuefatti all’idea di essere giustificati sempre ha portato alla situazione attuale Non a caso sostengo pienamente il contenuto altamente educativo delle nuove Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole, laddove si pone finalmente l’accento sulla responsabilità individuale, sul cittadino che è portatore di diritti ma nella soggezione ai propri doveri verso la collettività, nel definire come momento etico l’assolvimento dei propri doveri scolastici.

A questo dobbiamo puntare infine occorre riscoprire il vero significato della pena che è riabilitativa ma la pena deve essere certa e scontata. Un appello: so bene che nessuno strumento può essere demonizzato, tuttavia se l’adulto si accorge che il cellulare è causa di comportamenti sbagliati, occorre avere il coraggio di scelte drastiche e sottrarre il telefono al figlio fino a quando non si sarà dato prova di una effettiva maturazione. Occorre riappropriarsi del proprio ruolo educativo che si esercita solo con il coraggio di imporsi, spiegando i motivi ma ad un certo punto l’ultima parola deve spettare all’adulto.

Fonte: Anna Monia Alfieri | IlTimone.org

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