Questo disturbo dello sviluppo sessuale colpisce soprattutto individui biologicamente maschi impedendo il normale sviluppo degli organi sessuali. Quindi, i bambini maschi quando nascono hanno una sacca vaginale cieca, quindi viene loro assegnata l’identità femminile in virtù di una mancata diagnosi adeguata. Ma durante l’adolescenza emergono i segni della mascolinizzazione, come peli sul corpo, massa muscolare o assenza di seni e mestruazioni. Quindi, si arriva alla diagnosi con ulteriori esami che constatano la presenza di testicoli nell’addome, una prostata rudimentale e l’assenza di utero e ovaie.
COSA DICE IL RAPPORTO MEDICO
Nel caso di Imane Khelif e dei documenti medici visionati dal giornalista di Le Correspondent, ci sarebbero i risultati di una risonanza magnetica pelvica a mostrare che non avrebbe utero, ma “gonadi (testicoli) nei canali inguinali, una vagina cieca e un micropene sotto forma di clitoride“. Inoltre, la campionessa algerina avrebbe un cariotipo XY, che è tipico degli uomini. A livello ormonale è emerso un “livello di testosterone tipicamente maschile di 14“, invece quello femminile non supera il livello massimo di 3.
Quindi, il rapporto medico conclude che Imane Khelif, pur vivendo a pieno come una donna, deve sottoporsi a una transizione con “correzione chirurgica” per la rimozione dei testicoli e “terapia ormonale” tramite un’iniezione mensile di “Decapeptyl” che riduce i livelli di testosterone. Il giornalista scrive che l’atleta è “chiaramente un uomo nel guscio di una donna. O una donna nel guscio di un uomo“.
SMENTITO IL COLLABORATORE DI IMANE KHELIF?
La notizia è destinata a riaprire il caso anche perché l’esperto Georges Cazorla, che lavora anche al fianco di Imane Khelif, aveva spiegato che dopo i Mondiali 2023 la pugile era stata visitata da un endocrinologo all’ospedale universitario Kremlin-Bicetre di Parigi e che tale visita aveva confermato che è una donna, nonostante il suo cariotipo e il livello di testosterone. “C’è un problema con gli ormoni, con i cromosomi, ma è una donna“, aveva dichiarato. Ma l’altro rapporto dello stesso anno rivela il contrario.
Il giornalista si chiede, quindi, se abbia vinto a torto la medaglia d’oro nella categoria femminile alle Olimpiadi di Parigi, visto che il Comitato Olimpico Internazionale aveva ricevuto la cartella clinica nel maggio 2023, fornita dalla stessa Imane Khelif. D’altra parte, a tale domanda la risposta è stata che “il comitato di selezione non si basa su analisi mediche e prende decisioni sovrane“.
IL DOSSIER PER LE OLIMPIADI 2024
A tal proposito, la candidatura fu accettata meno di una settimana dopo la presentazione della richiesta. Da un documento visionato da Le Correspondent, sarebbe stato Mustapha Berraf, membro del CIO e grande amico del presidente Thomas Bach, a utilizzare i suoi contatti a “spingere il dossier” di Imane Khelif. Berraf ha negato che la decisione sia stata unilaterale e smentito accordi, ma ammesso di aver sostenuto la candidatura della concittadina “per patriottismo“.
Il giornalista Djaffar Ait Aoudia segnala anche che nel rapporto medico viene segnalata la pericolosità di Imane Khelif, affetta da una depressione cronica, caratterizzata da “un impatto neuropsicologico molto significativo” che “richiede un monitoraggio permanente“.