Cosa hai fatto?
Sono andato da un prete che si è rivelato però molto scettico sulla sua fede! C’è stato un dialogo surreale tra un neo convertito che cercava di convincere un prete dubbioso, fino a quando lui ha detto: «C’è solo un modo per risolvere questa cosa. Ti porto a fare volontariato in una casa famiglia per malati di Aids gestita da un ordine religioso». Immerso nel dolore, in situazioni al limite, facendo cose impensabili per me, ho vissuto la dimensione della carità, cioè ho incontrato Cristo in quelle persone.
Un episodio spartiacque della tua vita?
Inizialmente sì, perché poi non ho retto e me ne sono andato, non ho più frequentato la Messa, rimaneva solo il mio rapporto con il Vangelo. Nel frattempo, inizio a collaborare a Piazzapulita. Alle dimissioni di papa Ratzinger, in controtendenza ai colleghi che volevano fare servizi sugli scandali ecclesiastici, da credente propongo il racconto di una Chiesa che si prepara all’elezione del nuovo Papa. Non trovo né un prete né una suora disposti a parlarmi. Mi vedevano come un inquisitore. Casualmente entro nella Basilica di Santa Balbina, dove un francescano insieme a una piccola comunità di credenti stava invocando lo Spirito Santo. Una sorta di funzione, decisamente un po’ strana. Il frate acconsente all’intervista e mi chiede se anch’io voglio ricevere lo Spirito Santo. Al momento dico di no, ma poi torno perché in fondo qualcosa gli dovevo. Lui mi impone le mani e io, assolutamente scettico verso queste pratiche, sento che qualcosa mi invade. Come un soffio, una brezza leggera che mi ha dato la percezione che io potevo amare ed essere amato. Lo so, a raccontarlo sembra una cosa strana…
Se a raccontarla non fosse Alessandro Sortino, il rosso de Le Iene…
Non ho più rivisto quel frate, ma ho ripreso in mano la Bibbia e ho ricominciato ad andare a Messa. Nel 2014 Paolo Ruffini mi chiama a Tv2000 come vicedirettore per costruire tra l’altro un programma sulla Laudato si’. Ormai avevo una certa fama come inviato, mi sono proprio chiesto: perché andare nella tv dei vescovi che, insomma, si presenta come un di meno?
Ma hai accettato.
Ho pensato che quell’offerta poteva avere un significato per la mia vita in quel momento, cioè era l’opportunità di usare il mio talento, il linguaggio televisivo, per la diffusione del Vangelo. Non è stata una scelta eroica, sia ben chiaro, sicuramente una bella avventura durata due anni, finché sono andato a Nemo. Ho continuato la collaborazione producendo la docuserie Le pietre parlano, da cui Rizzoli mi ha chiesto di scrivere il libro.
Ne Il Dio nuovo si cammina, si vive insieme a Pietro e a Paolo e ai primi cristiani. Come se tutto avvenisse ora. Perché, come scrivi nell’introduzione, è necessario immedesimarsi?
Solo Dio può cambiare la storia e il male, come dice sant’Agostino, viene dal cuore dell’uomo non dalla realtà. Se l’Eterno è compresente a quello che facciamo ora, per riuscire a rivivere l’evento che ha cambiato la vita degli apostoli, e che cambia la tua vita, devi far entrare quel tempo nel tuo tempo. Metterti in cammino. E questo per me è possibile con la narrazione, il cristianesimo è una religione di narratori, di realtà raccontate. Pensa agli affreschi nelle chiese. Un esempio per me formidabile è Caravaggio, vero teologo: prende Gesù e lo mette a tavola con i suoi amici, ladri e prostitute.
Ci sono due parole che ricorrono nel libro: incontro e presenza.
Cristo è presente oggi nell’Eucarestia, lì lo incontri e per me è così. Sono molto affezionato a un monologo che ho fatto durante una puntata di Nemo, perché sul palco ho proprio detto questa frase: «La Verità è una persona». Chi lavorava con me era d’accordo, ma quando le persone sono schiacciate dall’ideologia e dalle prediche anticristiane, non scoprono che l’incontro non avviene con uno, ma con l’Uno, perché Cristo si è incarnato.
Cosa dicono tua moglie e i tuoi figli?
Io sono un parolaio, mia moglie invece è una che fa. Quello che io dico, lei lo vive. I miei figli… Io sono stato educato alla libertà e così mi comporto con loro. Sono dell’idea che quello che converte è una presenza. Loro vedono che quando sono disperato vado a prendere l’Eucarestia. Quando mi sono convertito, sentivo Gesù vicino, adesso per la mia incapacità, incoerenza, per non aver amato abbastanza, è san Pietro quello che sento a me più prossimo.
Che cosa vuol dire «non aver amato abbastanza»?
Il giorno che mi sveglierò e guardando mia moglie angosciata dalle cose da fare, mio figlio arrabbiato per l’università, io stesso in arretrato sui testi da scrivere… avrò la coscienza che quel giorno è unico, che quel giorno è Natale, Pasqua, che è speciale esistere: ecco, questo è amare.
Cosa permette questo?
La fede. Non potrei dirti queste cose se ieri non avessi ricevuto l’Eucarestia.
Fonte: Paola Bergamini | Clonline.org