Fino a ieri avevo una vita da sogno. Scriveva così Deborah Vanini sul suo profilo facebook. E non era un’iperbole. La sua bacheca mostra una donna bellissima in posti da sogno, il mare, le vacanze con il compagno Massimo, gli aperitivi, gli abiti, le borse, i tatuaggi, l’inseparabile volpino, auto di lusso e da settembre anche una casa nuova. Tutto quello che – per il mondo – si potrebbe desiderare.
Poi all’improvviso tutto è cambiato. Quel test di gravidanza positivo e lo stesso identico giorno la diagnosi di tumore al quarto stadio. «La gioia più grande e la disperazione», scrive ancora affidando i suoi pensieri ai social come fossero un diario sul quale lasciare traccia del presente. Titolare di un centro estetico, comasca, 38 anni, Deborah Vanini racconta degli esami, delle visite, dei farmaci ma soprattutto del dolore, delle notti in lacrime per quella promessa di felicità e tradita e poi il dramma vissuto col compagno Massimo. «Siamo stati messi davanti a scelte più grandi di noi, decidere della vita di nostra figlia». Le cure necessarie infatti, avrebbero compromesso quella vita che le stava crescendo dentro.
Deborah scrive di aver toccato il fondo del dolore ma anche di aver avuto il supporto della mamma, degli amici, vecchi e nuovi, dello staff dell’ospedale milanese Niguarda. Racconta persino di aver trovato dei lati positivi nel dramma che stava vivendo e che la porterà a decidere di far nascere la sua bambina, Megan, venuta alla luce il 18 settembre scorso, “un miracolo”, scrive la donna e poi, il 18 ottobre, un altro pensiero sulla sua bacheca «Un miracolo per me che non credo . Un mese di noi. Una piccola bambola dagli occhi blu; chissà per quanto tempo potrò guardarti… ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile».
Di mesi insieme ne hanno trascorsi poco più di due. A far conoscere la sua storia è il quotidiano la Provincia di Como che nel giorno dei funerali (ieri) dà voce a familiari, amici e conoscenti toccati da questa vicenda che va in direzione opposta a quello che vorrebbe il mondo. Le vacanze, gli aperitivi, gli abiti, la cosiddetta bella vita non riescono a soffocare quello che è iscritto nel cuore di una madre, che è fatta per dare la vita. Quello è il compimento più grande e una donna, quando non è immersa in ideologie sterili che la accecano, lo riconosce, non serve la fede, basta la legge naturale.
In poco più di due mesi, anzi undici compresa la gravidanza, questa mamma ha insegnato alla figlia la cosa più importante ed essenziale insieme: siamo nati per amare fino alla fine, e la morte non ha l’ultima parola. Buona vita piccola Megan, il cielo colmi la mancanza della tua mamma facendotela sentire vicina ad ogni respiro.
Fonte: Raffaella Frullone | IlTimone.org