Solo se creiamo il vuoto in noi è possibile accogliere il nuovo. Il racconto dell’Immacolata Concezione mi colpisce per il suo simbolismo poiché in forma di metafora riporta alla mente il mondo dell’arte e il mistero insondabile dell’ispirazione. Sono convinto che, prima di qualsiasi processo creativo, l’artista debba operare uno svuotamento, diventare strumento creando spazio in se stesso, affinché l’opera si compia attraverso di lui: così possono nascere poesie, canzoni, racconti e opere d’arte eterne.
I mistici come Meister Eckhart e Giovanni della Croce ci insegnano che per incontrare l’Amico Divino dobbiamo innanzitutto fare il vuoto in noi, un procedimento che anche in campo artistico facilita il sopraggiungere dell’“ispirazione”: immettere lo spirito.
Quando si raggiunge quello stato di purificazione interiore, lo spirito può trovare spazio per germogliare e manifestarsi: così nasce in noi l’“essere divino”, destinato a illuminare la realtà che ci circonda.
Non è possibile accogliere ciò che di nuovo la vita ci porta se si è colmi di convinzioni false e fragili certezze, invasi da ego spropositati e da un’idea distorta di se stessi.
In questo episodio commovente, Maria rappresenta l’abbandono fiducioso al mistero che feconda il futuro, ma anche la predisposizione al nuovo che può nascere solo da una profonda purezza d’animo, quella tabula rasa sulla quale è possibile scrivere la vera Parola.
Fonte: Simone Cristicchi| OsservatoreRomano.va