La beata Itala Mela e la devozione all’Immacolata Concezione
Oggi la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria sostituisce in tutte le celebrazioni la liturgia della seconda domenica di Avvento. E’ il segno dell’importanza di un dogma che, proclamato da Pio IX nel 1854, è tra i più sentiti nel popolo cristiano, oltre che strettamente legato alle apparizioni di Lourdes.
Alla Spezia è tradizione che la solennità sia celebrata in particolare con la Messa pontificale che il vescovo presiede – stamani alle 10 – nella chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta alla Spezia, unica chiesa parrocchiale cittadina al momento della proclamazione del dogma. Ed è sempre una Messa molto partecipata dai fedeli.
Non tutti però sanno, probabilmente, che all’Immacolata Concezione è stata legata in modo speciale anche Itala Mela, la mistica spezzina proclamata beata nel 2017. Fu infatti proprio alla vigilia dell’Immacolata del 1922 che Itala riceve la conversione, mentre porta la data dell’8 dicembre 1954 – esattamente settant’anni or sono – una lettera al padre spirituale don Dino Ricchetti che è una sorta di testamento. Questo scritto, di intenso valore spirituale, evidenzia il senso di una donazione senza riserve, e per amore. Sono passati settant’anni dal quel giorno, ed ancora quelle parole si presentano dense di significato per la vita dei molti che si richiamano all’esperienza di Itala. Il desiderio di Dio, la forza nell’andare avanti e il servizio ai fratelli sono gli elementi che brillano nella vita della beata. Convertita ai valori della fede, da quel momento, risuona la voce di quel Suscipe che trova sede nel testo, e nel quotidiano. Un amore, forte ed autentico, la porta ad interrogarsi sul senso delle cose, trovando nel Vangelo la risposta ai tanti dubbi. Oblata benedettina del monastero di San Paolo fuori le mura, a Roma, la sua vita ha affrontato diverse prove, ma in tutte ha saputo vedere quella speranza che non delude né abbandona. Senza sconti, la beata seppe far fronte ad un quotidiano duro, e sempre in prima linea: dalla salute compromessa, che le impediva di assolvere al proprio ruolo di insegnante, alla gestione di una realtà sempre più complessa, ed in divenire. Non si piega su se stessa, e non cede mai allo scoraggiamento, bensì si dà da fare nel seminare la buona novella. La parabola del lievito nascosto nella pasta, raccontato dalla penna di Luca, è il segreto del suo essere.
Un’esistenza feconda, e generativa di bene è il frutto di quella consacrazione. Donna eccezionale guardando alla sua attività, si resta meravigliati dall’impegno per la costruzione di una società migliore e più solidale: dal servizio nella Federazione degli universitari cattolici italiani alle tante opere di carità nei diversi ambiti. E’ generosissima nel donare. La preghiera e l’intelligenza sono il sostrato sul quale far germogliare il grande amore che brilla nel cuore, ed esprime nei fatti. In questo procedere, con costanza e senza soste, regna la presenza dell’Amato, e quell’amore che anima il suo giorno. Molti la ricordano sempre sorridente, accogliente e serena. Tutto ciò ritorna nello scritto nel quale si legge così: «La mia morte esprime il mio “Suscipe” supremo, quel “Suscipe” della professione monastica, la cui eco ho custodita inviolata nel mio cuore: possa io in quell’ora estrema ripetere nel senso più profondo, abbracciando in unum la mia vocazione monastica e la mia vocazione trinitaria: “Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum et vivam e non confundas me ab expectatione mea” (“Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò vita; non deludermi nella mia speranza”)».
Itala spirò il 29 aprile 1957 nella sua casa di via del Torretto, accolta nell’abbraccio del Padre. Ancora oggi, con la sua testimonianza, illumina la storia, donando la speranza che non delude e che consegnò all’umanità, per la costruzione di un mondo migliore e più vicino ai fratelli.
Fonte: GIANLUCA GIORGIO | Avvenire.it _ LaSpezia