10 ANNI DOPO CHARLIE HEBDO, LA SOTTOMISSIONE C’È ANCORA (E NON SOLO IN FRANCIA): IL J’ACCUSE DI MICHEL HOUELLEBECQ
Una “sottomissione”, la chiamava così Michel Houellebecq nel suo libro del 2015 che cambiò molto dell’accezione culturale e sociale del “fenomeno” nuovo del secondo millennio, la presenza dell’Islam nel mondo occidentale. Nel pieno della crisi siriana e, più largamente, del Medio Oriente, con la minaccia di terrorismo fondamentalista che purtroppo non è ancora stato debellato, in Francia si vivono mesi di incertezza per le crescenti tensioni sociali e politiche, così come pure in Italia con il recente “caso Ramy” a Corvetto che molto ha ricordato la crisi delle banlieu parigine del passato. Il tema dei migranti e, soprattutto, il rapporto tra Occidente e Islam fondamentalista, è al centro ancora oggi delle discussioni geopolitiche internazionali e continentali, a quasi 10 anni dall’attentato di Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo avvenuto il giorno dell’uscita del volume visionario di Houellebecq.
Intervistato per l’occasione dal “Corriere della Sera” ne esce un quadro molto crudo e inquietante del mondo nostrano, in particolar modo di quell’Occidente che ritiene di poter essere ancora al centro degli snodi globali ma che rischia sempre più di perdere identità e radici al proprio interno. Accusato già all’epoca di esagerare troppo nell’identificare alcune storture del fondamentalismo islamico, Houellebecq rileva quanto dopo quasi 10 anni ancora è presente in Francia una sorta di sottomissione: «il peggio è che non è cambiato niente. L’islamismo ha continuato ad avanzare», spiega al “CorSera” ricordando non solo gli attentati terroristici di Charlie Hebdo e Bataclan, ma anche i professori sgozzati per strada come Samuel Paty e Dominique Bernard.
HOUELLEBECQ: ”CRISTIANESIMO E ISLAM, È UN PROBLEMA DI EDUCAZIONE”
Al netto della riapertura della Cattedrale cattolica di Notre Dame, il risveglio religioso dei cristiani in Francia viene visto come tutt’altro che in corso: «Ci sono guerre di religione in Africa, tra jihadisti e cristiani, e importeranno queste guerre di religione in Francia». Quello che colpisce, secondo Houellebecq, è che l’Europa, l’Occidente stesso, abbiano via via abbandonato l’interesse per l’educazione, dimenticando che è proprio tramite la comunicazione della propria società, l’introdurre alla realtà attuale, che si può sviluppare una vera comunità.
Serve recuperare un controllo sensato dell’educazione, non delegando lo Stato laico-laicista al peso delle minoranze avendo timore come maggioranza di “offendere” e non “includere”: secondo lo scrittore francese di “Sottomissione”, l’Islam è sempre più la religione che afferma come il mondo terreno va bene così come è fatto ora, con il controllo del Corano e della Sharia in diversi Paesi. Il cattolicesimo, di contro, è molto più in discussione e in confronto con il mondo: «mette il suo Dio in croce per salvare il mondo e questo non piace all’Islam», ritiene Houellebecq riconoscendo nel cristianesimo un afflato diverso che in qualche modo ha saputo fondare l’Europa per come l’abbiamo sempre conosciuta. Se l’Islam punta alla conquista, alla vittoria, Gesù è invece interessato a salvare con la propria persona, alla resurrezione: «la vittoria contro la morte, non è una cosa da poco. Un’idea grandiosa». Sebbene ateo, Houellebecq riconosce nella Chiesa cattolica la religione in grado di comunicare sia la resurrezione che il concetto della Madonna, vergine e madre di tutti, un “paradosso” che ha condotto verso un’evoluzione continua dei valori europei.
“SINISTRA SOSTIENE L’ISLAM MA NON PARLANO AI POVERI, MARXISTI NON ERANO COSÌ”
Con la sottomissione invece questi “paradossi” volti al futuro, al destino, al bene comune, sembrano di fatto spazzati via e in 10 anni – secondo Houellebecq – non pare sia cambiato molto. Vedere ad esempio la sinistra coalizzarsi con i movimenti pro-Pal e pro islamizzazione è qualcosa di incomprensibile secondo lo scrittore non incancellabile in una “corrente” o una “fede”: «Quando ero al liceo c’erano un sacco di trotzkisti, sì. Ma non sarebbero stati pro-Hamas».
L’attenzione ai poveri, agli ultimi, non è propria della tradizione culturale fondamentalista, eppure da sinistra la “passione” per le istanze islamiche permane e si fonde sempre più nelle piazze europee, «strutturate in senso marxista» ma con valori che la sinistra degli Anni Settanta avrebbe aborrito. Tra la sinistra e i movimenti pro-Pal, arrivando fino alle scelte della politica francese e più in generale di quella europea, l’Occidente sembra sempre più aver perso la volontà di evolversi fondandosi sui propri valori: Houellebecq in maniera schietta e disillusa ritiene di non vedere altro in giro che non sia un “senso di colpa” generalizzato, quasi una «volontà di scomparire, di pulsione suicida» della Francia e dell’Europa.
Fonte: Niccolò Magnani | IlSussidiario.net