Soltanto una identità forte e appassionata riuscirà a convincere il “mondo fluido” in cui viviamo
Viviamo in una società fluida, dove molti, più o meno consapevolmente, percepiscono l’identità, religiosa, culturale o nazionale, come un problema, addirittura come un fastidio o un pericolo, e così disprezzano o non si preoccupano di coltivare e difendere tutto ciò che rimanda a una identità forte, precisa e bella. Capita spesso di leggere o ascoltare discorsi che insinuano dei dubbi sulle identità storiche, religiose e culturali della tradizione cristiana così come si è incarnata nei secoli della storia occidentale, addirittura capita di vedere il disprezzo o il fastidio per esse anche nei discorsi di sacerdoti o di uomini che si professano cattolici, come se non vedessero l’aumento del secolarismo nel corpo sociale dell’Italia e non fossero preoccupati di come questa malattia penetri anche dentro il pur minoritario mondo cattolico.
Perché siamo arrivati a questo? Perché il Natale è percepito come un periodo frenetico e faticoso di regali, cene e viaggi che, pur lasciando ancora al centro il ritrovo delle famiglie, hanno dimenticato il festeggiato, cioè il Mistero della nascita del Salvatore?
Ma che cos’è una identità? E’ necessaria per superare la crisi religiosa del nostro tempo, oppure andrebbe meglio un cristianesimo anonimo, debole, senza segni e senza una narrazione storica che lo spieghi ai contemporanei?
L’identità è la fede testimoniata e vissuta in profondità, con segni visibili, con ragioni espresse in suo sostegno (rendere “ragione della speranza”, come si legge in 1 Pt 3,15-16), come qualcosa che non sia soltanto un sentimento, un’abitudine, e non abbia solo una dimensione orizzontale, rivolta a chi soffre o è povero, ma cerchi il cuore di tutti gli uomini, che a loro volta stanno cercando una felicità che non conoscono. Una identità cristiana autentica non è mai minacciosa, non è intollerante o offensiva nei confronti di nessuno, ama profondamente i poveri e gli ultimi, ma non si limita a nessuna fascia sociale perché ha la pretesa di potere porgere la Salvezza, che non viene dagli uomini ma da Dio.
L’identità cristiana nasce da un Salvatore, Cristo il Signore, che narra una storia di salvezza, racconta una poesia o canta una canzone che vorrebbero entrare nel cuore di ogni uomo, per renderlo felice per sempre.
La Chiesa è il luogo dove si canta questa canzone, dove si recita questa poesia, dove si mostra e si racconta questa Salvezza. Non sempre tutto questo avviene come sarebbe giusto aspettarsi, non sempre l’annuncio riesce bene, cioè convincente. Ma questa è l’intenzione, da oltre due millenni.
E allora raccontiamola, questa storia meravigliosa: parliamo dei tanti martiri e dei santi, mettiamo le loro storie sotto l’albero di Natale fra i regali per i nostri parenti e amici. Non smettiamo, se già lo facciamo; ricominciamo, se abbiamo smesso; facciamolo per la prima volta, se ci siamo lasciati conquistare dalla Grazia del Salvatore. Se i cristiani non lo faranno, nessuno lo farà al loro posto.
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