Forse in Ucraina presto taceranno le armi, ma ci sarà giustizia? Noi ricordiamo il dovere, comunque, di dire la verità
Si parla e si scrive di una imminente trattativa fra Russia e Ucraina, che dovrebbe iniziare nelle prossime settimane e concretizzarsi con l’inizio della presidenza americana di Donald Trump, nel mese di gennaio. Tutti vogliono la pace e la cosa sembra molto ragionevole: chi mai potrebbe non volerla, dopo tre anni di guerra, dopo le sofferenze del popolo ucraino, dopo centinaia di migliaia di soldati morti in entrambi gli eserciti, dopo le distruzioni di intere città ucraine, colpite dai missili russi anche nel giorno di Natale.
Ma di quale pace stiamo parlando? Le indiscrezioni dei media parlano di una pace a senso unico, quello russo, che sta vincendo sul terreno, anche se probabilmente molto meno di quanto sembri. Oggi una parte importante dell’Ucraina è occupata dall’esercito invasore, circa il 20%, quindi un quinto del Paese. Immaginiamo di congelare questa situazione in uno scenario simile a quello coreano, dove la pace non è mai stata definita e i due eserciti hanno smesso di colpirsi dagli Anni ‘50 del secolo scorso, senza mai stipulare un trattato di pace definitivo: chi garantirà all’Ucraina che questo 20% del suo territorio non verrà incrementato dall’esercito russo, lentamente ma inesorabilmente, tenendo conto anche dello stato di prostrazione del Paese dopo tre anni di guerra? In Corea del Sud è stata l’alleanza con gli Stati Uniti e l’intervento dell’esercito americano a impedire che l’esercito comunista non conquistasse tutto il Paese. L’Ucraina ha chiesto di potere entrare a fare parte della Nato per avere questa garanzia di sicurezza, ma tutti gli analisti escludono questa possibilità, che la Russia non accetterebbe mai. Putin sembra non volere accettare nemmeno l’ingresso nell’Unione Europea e pretende un altro governo in Ucraina, senza Zelensky a capo dello Stato. Si comporta, cioè, da vincitore assoluto.
Andiamo allora a vedere come si è svolta la guerra in questi tre anni, perché diversi, in Occidente, continuano a sostenere che gli ucraini avrebbero dovuto arrendersi subito, nel febbraio 2022, pensando che così non ci sarebbero stati tanti morti e tanta distruzione. Questa tesi ha un fondamento, anche se in Occidente nasconde soprattutto l’egoismo e la volontà di non privarsi del proprio benessere per aiutare gli ucraini aggrediti e ricorda tristemente le parole della canzone di Leo Valeriano a proposito del “borghese d’Occidente”, che si rifiutò d’intervenire di fronte all’invasione sovietica di Budapest nel 1956 (invasione che poi si ripeté a Praga nel 1968), per aiutare chi chiedeva semplicemente la libertà.
Il rischio di versare sangue inutilmente ha un fondamento serio nel Magistero della Chiesa, che riprende san Tommaso e sostiene che sia legittimo opporsi al male, resistere a chi vuole toglierti libertà e l’identità nazionale, purché si riesca a intravedere una possibilità di vittoria, quindi senza spargere sangue inutilmente (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 309). Ma è il caso dell’Ucraina? Non spetta certo a me stabilirlo, ma neppure a chi oggi, come 50 anni fa, preferisce dire “meglio russi che morti”, o, come in altri tempi si diceva, “meglio rossi che morti”.
Ripensare ai tre anni di guerra può essere molto utile. Nel febbraio 2022 Putin pensava di conquistare Kiev in pochi giorni, per poi trattare con un governo russofilo. La resistenza dell’esercito ucrainae delle decine di migliaia di volontari che lo affiancarono costrinsero l’esercito invasore a una inaspettata sconfitta, che lo spinse a indietreggiare fino al Donbass, lasciando il 70% del territorio che aveva conquistato all’inizio dell’invasione.
Il governo, lo Stato, l’esercito e il popolo ucraino hanno retto all’invasione di una potenza militare infinitamente superiore, certo al prezzo di un grande sacrificio. Tre anni dopo sono ancora al fronte a combattere. E’ difficile dire che tutto è stato inutile, perché secondo questo modo di ragionare non ci si dovrebbe quasi mai opporre al male, se non quando si avesse la certezza di vincerlo. Ma forse la Gran Bretagna aveva la certezza di vincere contro Hitler nel 1940, quando continuò a combattere anche dopo la sconfitta e la divisione della Francia?
E’ molto difficile dare la risposta giusta a queste domande. Quel che possiamo fare, e direi dobbiamo, se abbiamo a cuore la verità e la libertà, è 3001raccontare come sono andate le cose in questi tre anni e, ancora prima, cercare di capire le origini remote del conflitto russo-ucraino. Per tre anni un popolo è stato aggredito e impedito nell’esercizio della sua libertà e sovranità. Forse nei prossimi mesi, in qualche modo, la guerra in corso finirà, almeno nei suoi aspetti cruenti. Ma chi difenderà il diritto del popolo ucraino di decidere liberamente il proprio destino e chi garantirà i diritti delle famiglie che dovranno continuare a vivere nella parte del territorio occupato dall’esercito russo? Taceranno le armi, ma ci sarà la giustizia? Almeno non chiamiamola pace.