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Socci, quegli intellò attratti da Gesù. Ma solo metà

Nell’ultimo scorcio del 2024 sembra sia aumentato il numero dei cosiddetti “atei devoti” (o agnostici devoti). L’esternazione più clamorosa è l’intervista pubblicata dal Corriere della sera, il giorno di Natale, con questo titolo: “Momento tragico, la gente non ascolta più le parole del Vangelo”.

A parlare non è un vescovo, ma Massimo Cacciari: “il Giubileo è una bella notizia che dovrebbe far gridare di gioia, il momento della conversione… E invece…”. Il filosofo spiega che la tragedia è la “scristianizzazione”, ovvero il “fatto che non si ascoltano più le parole di Gesù. Puoi benissimo non credere in Dio, non credere che Gesù sia il Logos che sta presso Dio eccetera, ma… qui non c’entra la ‘morte di Dio’ alla Nietzsche. Sono le parole del Vangelo, le Beatitudini, il Samaritano, che oggi tacciono”.

Si potrebbero citare poi – lo stesso giorno – Massimo Recalcati (titolo di Repubblica all’interno di un inserto sul Giubileo: “Gesù è un evento che dà forma alla nostra vita”), Roberto Saviano (sul presepe, sempre sul Corriere), ma anche Giuliano Ferrara e Adriano Sofri che sul Foglio hanno pubblicato commenti sul Giubileo e sul Pontefice. Il primo simpatizzante con il mistero della liturgia cattolica, il secondo con papa Francesco.

E si possono citare pure autori di libri recenti dello stesso genere: non credenti (o agnostici) che scrivono di religione/cristianesimo apparentemente con affascinato interesse e senza disprezzo.

Che sta succedendo? Non era stato detto che la modernità rotola inevitabilmente verso la fine del cristianesimo e verso la morte della religione in Occidente?

Gli articoli e i libri citati dicono tutt’altro e riguardano soprattutto gli intellettuali, cioè proprio coloro che dovevano essere l’avanguardia della scristianizzazione. Come si spiega? Facciamo un passo indietro.

L’idea che la modernità sia necessariamente avviata al trionfo dell’ateismo è stata demolita, in modo particolare, da Augusto Del Noce: “l’età moderna è caratterizzata non già dall’ateismo come punto d’arrivo, ma soltanto dal porsi dell’ateismo come problema”.

Del Noce è morto nel 1989, ma la storia, anche degli anni successivi, ha confermato la sua valutazione. Come ha scritto un altro filosofo, Gianni Vattimo, in Credere di credere, la modernità ha visto la “dissoluzione delle principali teorie filosofiche che ritenevano di aver liquidato la religione: lo scientismo positivista, lo storicismo hegeliano e marxista. Oggi non ci sono più plausibili ragioni filosofiche forti per essere atei, o comunque per rifiutare la religione”.

Vattimo scriveva queste parole nel 1996, dopo aver visto il crollo dell’impero comunista dell’est europeo. Il fallimento del marxismo realizzato si aggiungeva a un altro fenomeno: la scienza del Novecento – soprattutto la fisica, a partire da Einstein, e la biologia – ha spazzato via il dogmatismo positivista e il rozzo materialismo ottocentesco, spalancando di nuovo la strada alla riflessione (metafisica) sul Disegno Intelligente e alla domanda su Dio (si potrebbe aggiungere Jacques Lacan “riformatore e liquidatore” di Freud, quel Lacan che predisse il trionfo del cattolicesimo).

Su queste rovine di idee ottocentesche si aggirano, senza più certezze, gli intellettuali di oggi che proprio da quelle ideologie provengono, ma che con il loro fallimento non hanno mai veramente fatto i conti fino in fondo.

Nessuno ha mai avviato una revisione critica nemmeno di quel razionalismo asfittico che (partendo da Cartesio e arrivando a Nietzsche) aveva partorito l’ateismo ideologico.

Così oggi avvertono il fascino della figura di Gesù, della sapiente bellezza della Chiesa e delle cose grandi prodotte nei secoli dal cristianesimo – e non sarebbe giusto giudicarne la sincerità – ma non si aprono a una piena scoperta del cristianesimo, con  una diversa razionalità che sappia riconoscere il Mistero(per esempio la razionalità dell’altra modernità che Del Noce faceva sempre partire da Cartesio, ma – attraverso Pascal, Malebranche e Vico – arriva a Rosmini e Gilson).

Il razionalismo diffuso oggi è – direbbe Del Noce – un rifiuto senza prove del soprannaturale, del mistero che è evidente nella realtà. Jean Laporte osservava che questo tipo di razionalista “accetta la religione, purché si tratti di una religione razionale […] Egli rifiuta ogni trascendenza. Egli si chiude nell’immanenza, perché pensa che la ragione, la nostra ragione, non si appoggia su nulla di altro, che essa non ha bisogno di completarsi con nulla di altro, che essa non ha dunque a curarsi di alcun al di là. Egli si accomoderà, a rigore, con l’inconoscibile. Egli non tollererà mai il soprannaturale”.

Così costui ricomincia a guardare sì, al cristianesimo e alla Chiesa, ne apprezza la grandezza degli ideali, ma riduce tutto al suo orizzonte, al politicamente corretto, magari pretendendo pure di farsene maestro, maestro di un cristianesimo modellato a suo modo e mutilato della sua essenza che è l’irrompere di Dio nella storia umana e la Rivelazione. Qualcuno di loro farà un passo ulteriore?

Fuori dall’Italia ci sono conversioni di intellettuali. Ma ci vuole il coraggio di mettersi in discussione e uscire dal conformismo.

Il Premio Nobel per la letteratura 2023, Jon Fosse ha dichiarato: “se c’è qualcosa di ribelle nella società norvegese, e non solo lì, pure nell’ambiente intellettuale europeo, è convertirsi alla Chiesa cattolica e dichiararsi cristiano. Sembra che non abbia mai fatto nulla di più ribelle che diventare cattolico… Credo che a volte la gente sarebbe rimasta meno sorpresa se avessi dichiarato di venire da un bordello, piuttosto che dalla messa. Cresimarmi a cinquantacinque anni è chiaramente una ribellione”.

Nei giorni scorsi Giulio Meotti ha parlato anche della conversione del famoso storico britannico Niall Ferguson che si è definito “ateo decaduto”. Ha spiegato: “ho abbracciato il cristianesimo. È stato il culmine di un processo piuttosto lungo”. E riflettendo sull’Occidente che ha rinunciato “all’osservanza religiosa” nota che “abbiamo perso qualcosa di molto potente e curativo”. Fra l’altro lo storico sostiene che “senza il cristianesimo l’occidente non sopravviverebbe”.

Sono segni di una svolta della modernità?

Fonte: AntonioSocci.com

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