Ecco la nostra intervista al musicista, che terrà un concerto il prossimo 1° Febbraio in Sala Dante.
Marcelo Cesena è un pianista Italo-Brasiliano, una carriera iniziata in Brasile e che poi ha attraversato gli Stati Uniti per giungere infine in Italia, il Paese di origine dei suoi nonni.
Il musicista terrà il concerto “Inno alla Speranza” il prossimo Sabato 1° Febbraio alle ore 17.45 in Sala Dante, evento organizzato dal Centro Culturale “Don Alberto Zanini” aperto a tutta la cittadinanza. Il costo del biglietto è 5 euro.
Abbiamo voluto incontrare Marcelo Cesena prima del concerto per farci raccontare la sua storia e conoscerlo meglio. Ecco la nostra intervista.
Marcelo, quando nasce la sua passione per la musica e perché ha deciso di suonare proprio il pianoforte?
Questa è un domanda che spesso mi fanno i giovani, perché anche loro sono alla ricerca della loro passione. Fino all’età di 11 anni non amavo molto la musica classica e per pianoforte. Mio padre ascoltava sempre la musica nei week end e provava a convincere i figli a seguire la sua stessa passione. Tutti i vicini di casa avevano il pianoforte, quando arrivavo a casa volevo guardare i cartoni animati alla televisione, quando invece i miei coetanei nelle case vicine suonavano il pianoforte, una cacofonia di suoni, per me un vero fastidio. Un giorno, però, un evento particolare ha cambiato tutto questo. Una vicina di casa, una signora cantante d’opera, scopri che non amavo la musica classica, quindi è venuta ad indagare come mai, portando con sé il figlio che ha iniziato a suonare il pianoforte con grande coinvolgimento e passione: il modo in cui aveva interpretato i brani mi rapì letteralmente, risvegliando in me la curiosità. Ho quindi chiesto ai miei genitori di poter suonare il pianoforte, seguito dallo stesso insegnante di quel ragazzo. La mamma e il papà hanno un pò temporeggiato, perché volevano essere sicuri che fosse un desiderio concreto e non temporaneo.
Una volta entrato nel Conservatorio di San Paolo e Sant’Anna, mi sono impegnato fin dall’inizio con tutto me stesso, suonando il pianoforte per ore e ore. Non bisogna suonare con l’idea di guadagnare soldi e diventare famoso, poi se questo accade ancora meglio. E’ necessario iniziare pensando che sia una bella esperienza che si vuole vivere intensamente, avere la passione per qualcosa di grande. Oggi i giovani hanno bisogno di vedere qualcuno innamorato davvero di qualcosa di grande, della vita, di un’attività, proprio quello che ha colpito me.
Dagli inizi a diventare famoso, una carriera tra il Brasile, gli Stati Uniti e l’Italia, cosa le hanno trasmesso a livello artistico e culturale questi Paesi?
Ho dedicato tanto tempo agli studi, prima al Conservatorio, poi all’Università e infine ho partecipato a tanti concorsi, alcuni li ho vinti, altri no. Ho imparato che non sono le vittorie del momento, ma è la persistenza, la musica ha bisogno di tempo per maturare. Ho avuto bisogno, e ne ho ancora, di imparare. Accade che ad un certo punto della vita si vuole cambiare ambiente per continuare a studiare, quindi dal Brasile mi sono spostato negli Stati Uniti, dove c’è una tradizione di scuole molto forti, un cambio di esperienze importanti.
Dal Brasile sono venuto prima in Italia e ho fatto un pò di volontariato staccandomi temporaneamente dalla musica, un momento in cui ho voluto capire se veramente la musica era il mio mondo e quello che volevo davvero fare. Vivendo questa esperienza si è confermato dentro di me che il mio compito in questa vita passava tramite la musica. Sono quindi tornato in Brasile e subito dopo sono andato a studiare in America dopo aver vinto una borsa di studio per la “Arizona State University” ottenuta dalla Pirelli, l’azienda per cui lavorava mio papà. Quindi mi sono trasferito a Los Angeles, dove mi sono appassionato per la composizione, soprattutto quella legata al cinema, molto affascinante, quindi mi sono innamorato dei racconti di vita e ho cominciato a comporre musica per narrare le storie delle persone che incontravo o che mi chiedevano di scrivere qualcosa per loro in occasione di eventi particolari.
Ad esempio un mio amico doveva sposarsi con una ragazza americana e mi aveva domandato di scriverle una serenata per il giorno del matrimonio. Oppure una signora per i suoi cinquant’anni di matrimonio mi aveva chiesto una musica a sorpresa per il marito. Quindi ho scoperto questa passione e ho iniziato a scrivere musica per raccontare le storie delle persone che incontravo e nei miei concerti ho iniziato a condividere questi racconti, quello che avevo imparato dai miei incontri. E’ stata l’occasione per conoscere amici italiani, che hanno iniziato ad invitarmi in Italia chiedendomi di suonare, piano piano i concerti si sono moltiplicati diventando centinaia in tutta Italia. Poi è arrivato un momento in cui mi sono detto che mi conveniva fermarmi nel vostro Paese bellissimo, una sorta di ritorno alle origini, perché i miei nonni erano italiani, mi sono davvero sentito a casa.
Ogni Paese ha le sue peculiarità, ho nel cuore un pezzettino di ognuno di questi tre Paesi, Brasile, America e Italia, oltre alle tre cittadinanze: mi sento interamente Brasiliano, Americano e Italiano. C’è una caratteristica precisa degli italiani che mi piace molto, l’attrazione naturale alla bellezza, alla creatività, a tutto quello che è artistico, questo mi ha fatto sentire valorizzato, incontrando tante persone che vogliono capire cosa ho da esprimere e da dire. Poi in Italia ho trovato un altro aspetto molto bello, il passaparola! I quasi 500 concerti fatti nel vostro Paese, sono stati grazie al passaparola, a qualcuno che veniva ad ascoltarmi e che poi mi ha invitato a suonare nel proprio territorio.
E’ la seconda volta che faccio un concerto alla Spezia, il primo dieci anni fa a Sarzana. Anche in quella occasione ho incontrato persone che poi mi hanno invitato ad esibirmi nella loro città. Un’esperienza bellissima. Il concerto è solo una parte, c’è tutto un prima e un dopo, la preparazione, la scelta del tema, pensare a che cosa il pubblico si aspetta, tutti gli incontri belli.
C’è un evento o più eventi della sua carriera artistica che le sono rimasti particolarmente nel cuore?
Mi hanno chiesto tante volte di raccontare quale fosse stato il concerto più bello che avessi mai fatto. Ho riflettuto su cosa rispondere, ma ho capito che ogni concerto ha una sua bellezza unica. A volte sono concerti con poche persone in una casa, con un grande impatto, altre volte ho suonato per persone che stavano molto male, ho fatto concerti nella Cappella degli Scrovegni ispirandomi agli affreschi, un momento speciale, e poi un concerto nella Cattedrale di Monreale in Sicilia, c’erano circa 1000 persone, oppure nei parchi archeologici di Agrigento. Pensando a questi luoghi prestigiosi qualcuno potrebbe dire che sono stati questi i concerti che ricorderò per sempre, ma a me sono rimasti nel cuore tutti i concerti, la musica risponde alla sete di ogni persona. Ho suonato ad esempio anche in piccoli paesi con 400 abitanti, dove mi hanno detto che mai nessuno va a fare concerti, questo mi ha fatto sentire speciale, tutti sono venuti ad ascoltarmi, il Sindaco, il Parroco, gli Assessori, gli studenti, perché sono eventi straordinari per loro e lo diventano anche per me.
E’ difficile, quindi, dire quale è il concerto migliore, perché ognuno ha la sua bellezza, una bellezza legata a quello che accade in ogni occasione. La musica a me racconta qualcosa di grande, mi esprimo al meglio quando metto tutta la creatività per far conoscere agli altri qualcosa o qualcuno più grande di me, la musica è al servizio della comunità, per questo mi piace raccontare la storia delle persone. Posso fare una fotografia di un bel luogo, ma la differenza è come racconto quel luogo alle altre persone.
In una sua biografia ho letto questa sua frase: «Nella vita ho sempre desiderato cose grandi, sempre il massimo. Cercavo lo straordinario. Ora lo straordinario è diventato l’ordinario. E anche le piccole cose ti chiamano per andarci al fondo, per capire tutta la loro consistenza. Tutta la realtà è lo straordinario. E tu ci vivi dentro». Potrebbe spiegarmi?
L’uomo è sempre alla ricerca della bellezza, anche noi musicisti vogliamo sempre trovare il bello in quello che facciamo, la perfezione, la tecnica perfetta, l’espressività massima. Dobbiamo ricordarci che c’è lo straordinario fuori dall’ordinario, ma lo straordinario che maggiormente ci corrisponde e che fa vibrare il nostro cuore, è quello che troviamo nel quotidiano, la bellezza che scalda il cuore. Sono andato a trovare degli amici, sono arrivato prima del marito, quando lui è tornato a casa ha dato un bacio alla moglie per salutarla, ho visto in quel gesto che sembra ordinario, un sentimento straordinario, per quell’uomo quel bacio aveva un significato simbolico grande. Quindi se sappiamo guardare, possiamo scorgere lo straordinario in tanti gesti dell’ordinario. Pensiamo ad esempio a quelle finestre nei tunnel della ferrovia delle Cinque Terre attraverso il quali si vede il mare, un’immagine improvvisa nel buio, una luce che dà emozioni forti, uno spettacolo. La musica è così, ti fa intravedere lo straordinario in mezzo al quotidiano se si è attenti. Le mie musche sono proprio il racconto dello straordinario nell’ordinario quotidiano, la storia di incontri speciali con le persone.
Il 1° Febbraio in Sala Dante alla Spezia il concerto “Inno alla Speranza”, organizzato dall’Associazione Culturale Don Alberto Zanini. Un titolo che la rispecchia molto…
Ogni volta che faccio un concerto, non impongo un programma o un titolo, ma mi interessa servire a chi mi sta chiamando. Quindi ho chiesto a chi mi ha invitato dell’Associazione Don Alberto Zanini che cosa fosse caro per il loro cuore, se c’è qualcosa che volessero comunicare attraverso il mio concerto. Quindi è venuto fuori che volevano valorizzare uno sguardo sulla vita positivo. Dunque abbiamo scelto alcuni brani che aiutano a guardare la vita con speranza e da qui il titolo, una proposta condivisa tra me e loro con i quali ho davvero un grande legame di amicizia che dura da tanti anni: spesso sono venuto alle Cinque Terre, a Portovenere, o alla Spezia per incontrarli, quando un’amicizia è bella vuoi sempre venire ad incontrare i tuoi amici. Per me è come tornare un pò a casa, un’accoglienza a braccia aperte, sono contento di tornare.
E’ possibile avere qualche anticipazione sul concerto?
Durante il concerto proporrò musiche scelte su storie reali di persone che ho incontrato e nelle cui vite ho trovato qualcosa di straordinario che voglio raccontare a tutti, come un album di fotografie da mostrare. Ogni brano è un momento straordinario del quotidiano.
Le chiedo un’ultima domanda: un invito tutto suo personale al concerto di sabato….
Questo concerto non è solo un evento culturale, ma vuole essere un incontro, voglio incontrare chi verrà e condividere cose belle, la musica, con coloro che accettano l’invito di partecipare a questa esperenza, Vi aspetto con ansia e gioia e sono contento per tutti quelli che verranno.
Fonte: Anna Mori | GazzettadellaSpezia.com