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Claudia Koll si racconta: «Dio non toglie niente»

Fu il Giubileo del 2000 a innescare nell’attrice il cambiamento interiore.Il filosofo Massimo Borghesi: «In lei un amore alla vita reso più intenso dalla grazia»

Attraversare la Porta Santa del Grande Giubileo del 2000 ha innescato in lei il cambiamento di vita che l’ha portata alla conversione. Venticinque anni dopo, in occasione dell’Anno Santo della speranza, Claudia Koll racconta quella e altre esperienze della sua vita di attrice, conduttrice televisiva (memorabile la partecipazione al Festival di Sanremo, al fianco di Pippo Baudo nel 1995), scrittrice e anche counselor di nuovi attori, nel libro Qualcosa di me (Tau Editrice), fresco di stampa e presentato in coincidenza con il Giubileo degli artisti, sabato scorso alla Libreria San Paolo di via della Conciliazione a Roma.

Il titolo non deve trarre in inganno. Nelle oltre 150 pagine del volume, scritto in forma di dialogo con un’amica (Mariagiulia Verdi) e leggibilissimo per la forma piana ma accattivante, c’è molto di più di “qualcosa” di Claudia Koll. Ci sono le esperienze professionali, c’è il suo amore per gli animali e per l’arte a 360 grandi (la pittura, per esempio, con molti riferimenti all’amatissimo Vincent Van Gogh), ci sono le Opere del Padre, l’associazione che ha fondato per aiutare i poveri in Italia e in Africa, c’è il suo metodo di insegnamento e di accompagnamento per i giovani attori, che attinge alle sue esperienze all’Actors Studio di New York e alle intuizioni di grandi del teatro come Giorgio Strehler e Eugene Ionescu. Ma soprattutto c’è la sua spiritualità, che come ha detto il filosofo Massimo Borghesi presentando il libro, lungi dall’essere quella di una “suora laica” (luogo comune cucitole addosso da certa stampa e che nel libro è smentito decisamente) è invece la spiritualità di «una cristiana senza particolari consacrazioni».

«In Qualcosa di me – ha notato Borghesi – questa dimensione laicale della sua fede è ciò che colpisce». Citando il poeta francese Charles Peguy, il filosofo ha ricordato che «laico-cristiano non è espressione composta da termini antitetici: essi indicano l’amore al mondo, alla vita, al bello e al corpo reso più intenso dalla grazia». Claudia Koll, al pari di Peguy, «vive dunque intensamente la teologia dell’incarnazione e questa fisicità ha a che fare con il suo essere attrice che lavora sul corpo». È un’attitudine che determina capacità di entrare in relazione non solo con il personaggio sulla scena, ma anche con gli altri nella vita reale.

In un passaggio del volume è descritto l’episodio in cui un vecchietto vedovo e finito in condizioni di indigenza, si era rivolto all’Associazione di Claudia per un aiuto (un paio di pantaloni nuovi e puliti). «Ma capii – racconta l’attrice – che più di quello aveva bisogno di parlare con qualcuno che lo ascoltasse e non lo facesse sentire solo».

In questa e altre pagine del volume, alcune delle quali sono state lette con maestria dall’attrice Daniela Poggi durante la presentazione, emerge un ritratto ancora oggi inedito dell’attrice, ma soprattutto della donna Claudia. E soprattutto si può cogliere la “morale della favola” di una parabola di vita che lei stessa sintetizza così: «Dio ha messo insieme la mia storia, le competenze della mia esperienza di artista e il mio desiderio di aiutare gli altri. Dio non toglie niente, cura le nostre ferite, dà significato e senso a quelli che sono i nostri interessi più profondi, che poi sono i nostri talenti».

Fonte: Mimmo Muolo | Avvenire.it

 

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