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Educare alla complessitá

In passato le persone erano preparate per essere inserite, con funzioni ben definite e stabili, entro contesti lavorativi duraturi e relativamente stabili. Pareva legittima e realistica la divisione della vita in fasi nette: una dedicata allo studio, l’altra al lavoro. Oggi, invece, lo scenario è in poco tempo del tutto cambiato: i ritmi temporali dell’esistenza umana sono sempre più veloci; le stesse professioni compaiono e scompaiono; la carriera diventa nomadismo fra molti luoghi e molti ruoli. Le stesse competenze sfumano e rapidamente diventano obsolete: se, fino a poco tempo fa, bastava aggiornarle a ogni cambio di generazione, ora è necessario rivederle costantemente durante la vita della stessa persona.

I docenti e i genitori, le scuole e le famiglie, cioè i principali protagonisti del grande sistema di formazione, si interrogano sui saperi necessari affinché i giovani affrontino il futuro in modo più sicuro e responsabile. Dare oggi una risposta pertinente a questa domanda è più complesso di quanto poteva esserlo solo qualche decennio fa.

La difficoltà a trovare risposte pertinenti alla domanda sui saperi fondamentali per il domani deriva dal fatto che il futuro appare sempre più imprevedibile. Qualsiasi scelta è esposta al rischio di essere sorpassata dalla velocità dei progressi della ricerca, di essere spiazzata dall’imprevedibilità degli eventi. La storia della natura e delle società umane ci insegna che non ci sono mai sviluppi lineari che seguono una logica prevedibile, ma svolte, discontinuità, colpi di scena in gran parte imprevedibili.

I NUOVI COMPITI DELLA SCUOLA

La vita quotidiana di ognuno di noi è sempre più permeata di saperi e di tecnologie. La presenza di una pluralità di agenzie e la diffusione pervasiva di strumenti tecnologici rendono possibile accedere a una grande varietà di conoscenze e permettono di realizzare una serie di esperienze prima impensabili. Così, oggi, l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono, molte delle quali accadono al di fuori dei contesti scolastici. Di fronte a questa situazione la scuola deve ripensare il suo compito, ma non può abdicare alla sua funzione di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle esperienze: deve anzi rafforzarla per ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di contraddistinguere la vita dei bambini e degli adolescenti.

La scuola, dunque, non può entrare in conflitto o in concorrenza con altre agenzie formative, ma deve svolgere un ruolo specifico e insostituibile che è quello di fornire agli studenti gli strumenti più idonei per intrecciare, coordinare e filtrare tutte le conoscenze apprese in modi diversi e in contesti diversi e le esperienze tra loro più eterogenee.

LA NUOVA CONDIZIONE UMANA

Una riflessione sui saperi necessari ai giovani non può che ripartire dalla consapevolezza che oggi il compito fondamentale della scuola è quello di insegnare la nuova condizione umana.

Tutte le persone vivono in una dimensione locale, ma, nello stesso tempo, sono parte di molteplici scenari globali. Assistiamo a eventi planetari e siamo partecipi in tempo reale della vita di miliardi di individui in ogni angolo del pianeta. Ogni nostra decisione è l’effetto di tante altre decisioni assunte in spazi e tempi differenti dai nostri e influisce a sua volta su molti altri ambiti eterogenei. Il termine glocale intende appunto esprimere questo intreccio inestricabile tra locale e globale.

Molti sono i problemi ambientali, climatici, energetici, tecnologici, ecologici che travalicano tutti i confini locali e possono trovare risposte pertinenti ed efficaci solo in una dimensione planetaria. La loro corretta formulazione e la riflessione per individuare soluzioni pertinenti favoriscono la consapevolezza che le persone appartengono già a un’unica comunità di destino, cioè a una comunità di persone unite dal vincolo di abitare lo stesso pianeta e di essere congiuntamente responsabili della sua sopravvivenza e della possibilità di una sua nuova fioritura.

LA NUOVA RESPONSABILITÀ UMANA

È importante prestare attenzione a questi problemi globali per favorire una rinnovata mobilitazione in grado di concepire la scuola quale agente attivo nella costruzione del futuro di tutti. Essa assume, infatti, un ruolo fondamentale nel diffondere un nuovo modo di pensare il mondo e riuscirà a farlo solo valorizzando la qualità del suo lavoro disciplinare e interdisciplinare.

I problemi che maggiormente caratterizzano la nostra epoca non possono essere risolti solo dalle azioni dei governi, ma richiedono un’assunzione di responsabilità di tutte le persone. Un mondo complesso come il nostro richiede, infatti, persone responsabili e capaci di fare scelte, in grado di governare problemi sociali e naturali molteplici ed interdipendenti. I giovani devono essere capaci di comprendere scenari inediti e imprevedibili: per questo sarà decisivo poter sviluppare la creatività e la capacità decisionale. La società ha sempre meno bisogno di persone addestrate a eseguire compiti definiti e istruzioni predeterminate e ha sempre più bisogno di perso- ne in grado di autoformarsi, di apprendere ad apprendere. Solo la formazione di personalità autonome e collaborative a un tempo potrà consentire di affrontare in modo costruttivo la complessità dell’attuale condizione planetaria.

VERSO UN NUOVO UMANESIMO

Per risolvere i problemi della nostra epoca le persone dovranno saper esercitare il loro senso di responsabilità: è, dunque, necessario elaborare un sapere che prepari e favorisca questo prezioso e delicato esercizio. Decidere significa anzitutto capacità di governare i problemi: si tratta, pertanto, di elaborare una cultura fondata sulle connessioni tra i saperi, in grado di far emergere le relazioni tra i problemi stessi. Gli eccessivi specialismi frammentano le conoscenze, ostacolano la comprensione delle situazioni problematiche inducendo forme di deresponsabilizzazione diffuse.

Una riforma culturale e pedagogica, oggi quanto mai urgente, deve poter contribuire a delineare una nuova for- ma di umanesimo, in cui i molteplici saperi e linguaggi umani (letterari, artistici, scientifici, tecnologici) possano integrarsi per delineare la prospettiva fondante di un nuo- vo rapporto dell’uomo con la società e con la natura.

La società ha oggi bisogno di una cultura che integri le conoscenze in modo fecondo e di prospettive culturali in cui i saperi umanistici siano profondamente intrecciati con quelli scientifici e tecnologici.

Le discipline hanno un ruolo importante nel delimitare oggetti di ricerca e nel definire conoscenze e competenze che altrimenti sarebbero vaghe e volatili. Ma, nello stesso tempo, si deve evitare il rischio di un eccessivo irrigidimento dei confini disciplinari: gli oggetti di studio più complessi, sia in ambito scientifico sia in ambito umanistico, non possono che essere affrontati attraverso l’intreccio delle discipline e delle prospettive.

La posta in gioco diventa allora quella di delineare map- pe cognitive in grado di evolvere, che incarnino un’idea di sapere aperta alla discontinuità, alla sorpresa, all’incertezza, alle sfide della scoperta e dell’innovazione, alla consapevolezza dei mutamenti paradigmatici, alla capacità di riformulare le dimensioni della propria interro- gazione. Nessuna mappa statica e predefinita delle conoscenze può anticipare quali competenze e quali linguaggi specifici possano risultare di volta in volta pertinenti in contesti caratterizzati da cambiamenti e da discontinuità di tipo qualitativo, da eventi e processi del tutto origina- li e irripetibili.

Il nodo centrale è quello di formare persone che sappiano costruire un futuro affatto predeterminato: ciò dipende in maniera critica dalle capacità di visione e di immaginazione, individuali e collettive.

Nei contesti scolastici, queste attitudini devono essere perseguite favorendo una presa di coscienza negli studenti, affinché possano ripensare le ragioni e le finalità delle singole discipline, conoscere gli scenari storici e sociali nei quali si sono generate e sviluppate, apprendere e utilizzare i loro metodi e i loro linguaggi specifici. Così impostati, i saperi favoriscono l’esercizio del senso di responsabilità e diventano uno strumento indispensabile per riformulare e comprendere le implicazioni del- la nuova condizione umana globale.

Fonte:  Mauro Ceruti | FrancescoMacrìBlog.com

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