
Papa: «Da qui la guerra appare ancora più assurda». Un insegnamento che vale un enciclica
— 6 Marzo 2025 — pubblicato da Redazione. —«Da qui la guerra appare ancora più assurda». Queste parole, pronunciate da papa Francesco ricoverato al Policlinico Gemelli, mi hanno molto colpito. Che cosa intende dire il Santo Padre? Perché guardata da un ospedale la guerra è «ancora più assurda»? Da una stanza di ospedale, in una condizione di estrema fragilità, si comprende meglio, più nitidamente, come per un acuirsi della vista interiore, quanto siano illusori certi falsi valori di cui il mondo si riempie la bocca. Mi è venuto in mente Leopardi. Un poeta, e un filosofo, che si dichiarava “non credente”, ma che credeva profondamente nell’umanità. Nella sua ultima, lunga poesia, “La ginestra”, che è una sorta di estremo testamento intellettuale, proponeva un ragionamento molto lineare: la natura è indifferente alle sorti degli individui (Leopardi, a differenza di Manzoni, non credeva nella Provvidenza) e quindi, dinanzi al male e alla sofferenza che dominano l’esistenza, gli uomini dovrebbero unirsi e sostenersi a vicenda, per contrastare in quanto possibile le difficoltà della vita.
In tal modo Leopardi offre ancora oggi una testimonianza e un insegnamento di profonda tensione etica: egli afferma una morale al tempo stesso umile e titanica nell’auspicare una vita associata all’insegna della solidarietà, una vita forse non felice, ma senz’altro più giusta e pietosa. Il suo messaggio invita a preservare l’unico dono concesso all’uomo, la sua umanità, non accrescendo le sofferenze del mondo con odi e rivalità, rompendo la tragica catena delle invidie e provando a placare, almeno per un poco grazie all’amore, i mali inevitabili che caratterizzano l’esistenza umana sulla Terra: le calamità naturali, le malattie, la morte, il lutto.
Purtroppo da sempre a questi mali inevitabili gli uomini ne aggiungono altri, che di per sé sarebbero evitabili ma che non vengono evitati. Tra questi la guerra. C’è qualcosa di drammaticamente stupido e infantile nel “fare la guerra”. Infantile, sì, se non fosse che si tratta di una tragica realtà. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, l’università in cui insegno (l’Alma Mater di Bologna) ospita una professoressa di Kharkiv. Essendo nella parte orientale del Paese, questa città di quasi un milione e mezzo di abitanti (la seconda per popolazione dopo la capitale Kiev) è particolarmente esposta alle bombe e ai missili russi. Il suo Dipartimento è stato fortemente danneggiato già nelle prime fasi del conflitto. L’altro giorno ho invitato questa collega a intervenire nel mio corso. Prima di cominciare la lezione, le ho chiesto se voleva offrire agli studenti una testimonianza di quanto sta accadendo nel suo Paese. Quando ha iniziato a parlare, nell’aula è calato il più assoluto silenzio. Ha esordito rievocando il primo giorno di guerra, quando di punto in bianco Putin mosse contro l’Ucraina, facendoci capire che cosa significhi passare da una vita normale – in cui si lavora, si studia, si va in università, si esce a cena con gli amici, si va al cinema o a teatro – a un’altra in cui tutto si ferma, tante persone care, soldati e civili, muoiono, e tu vivi costantemente con l’ansia di finire sotto un bombardamento.
Basterebbe provare a immaginare questo e a immedesimarsi in chi lo subisce per capire, davvero, quanto la guerra sia, al di là di ogni retorica bellicistica, un’assurda atrocità. Dalla cattedra di Pietro, che si identifica temporaneamente con un letto d’ospedale, papa Francesco con poche parole ci ha trasmesso un grande insegnamento. Un insegnamento che vale un’enciclica.
Fonte: Avvenrie.it
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