Repubblica chiama alla mobilitazione di piazza con le insegne europee. Sarà tutto molto bello e molto giusto. Ma anche molto inutile e ipocrita.
Piazza del Popolo sarà «un luogo emotivo, di orgoglio europeo in un momento in cui l’Europa vive una situazione molto complicata, rischia grosso perché da una parte c’è Trump e dall’altra c’è Putin». Sarà senza dubbio molto emozionante partecipare alla manifestazione lanciata da Michele Serra su Repubblica. Una manifestazione «con zero bandiere di partiti, solo il blu monocromo europeista» cui hanno già aderito in molti: Cgil, Cisl, Uil, Acli, Pd, Azione e pure il Festival della comunicazione di Camogli (quindi ci sono davvero tutti).
Sarà sicuramente una sfilata in grande stile che bisserà, ma con numeri più consistenti, il raduno di Azione, organizzato l’altro giorno «contro i dazi e il disimpegno Nato dell’America» e a favore di «tasse ai big tech e per la difesa europea».
La coerenza di D’Alema
Sarà tutto molto bello e tutto molto giusto. Chi, d’altronde, non vorrebbe un’Europa maggiormente protagonista? Questo Vecchio Continente che s’è accorto che non può più rimanere in letargo, che Trump non scherza, che Putin non scherza e che nemmeno Xi scherza. Chi non la vorrebbe con un po’ più “di palle”?
Serra lo ha ammesso serafico: il suo è stato un appello «emotivo», quasi un «discorso da bar». Ma, insomma, Trump e Vance maltrattano Zelenski, gli Stati Uniti ci abbandonano, Putin se la ride al Cremlino e noi non facciamo niente? E allora manifestazione sia: tutti a sventolare le bandierine con le dodici stelle, tutti a prendersela con quei due che, come direbbero i Coma Cose, con occhi come fucili sparano ai nostri cuoricini.
C’è da dire che, finora, come l’Europa, anche tanti volenterosi manifestanti erano in letargo. Finché c’era Biden non valeva la pena scendere in piazza. Qualcuno ricorda raduni “emotivi” per l’Afghanistan o l’Artsakh? Ma, adesso, con lo sfasciatutto alla Casa Bianca è l’ora della mobilitazione. È la rivincita di chi lo sa da una vita che degli yankee non ci si può fidare. «Avete visto? Facevamo bene negli anni Settanta a essere antiamericani. Che l’imperialismo Usa fosse una barbarie lo gridavamo da giovani» (Massimo D’Alema – almeno lui nel suo antiamericanismo è sempre stato coerente: in piazza ci andava anche con Hezbollah).
Non si fa così
«Non si interrompe un’emozione», diceva Federico Fellini per contestare l’inserzione degli spot durante i film. E anche i manifestanti chiamati a raccolta da Serra non vogliono interrompere l’emozione di chi vuole vivere in un mondo più bello, più giusto, più blu monocromo.
È un peccato che i fatti siano così testardi. È un peccato che la guerra sia in stallo da due anni, che Stati Uniti e Europa abbiano illuso l’Ucraina di poter andare avanti all’infinito a combattere (dandogli sempre sufficienti armi per resistere, ma mai per vincere), che Trump faccia quel che Biden sognava di fare, che Starmer e Meloni abbiano più sale in zucca di Macron, che Zelenski si sia accorto di aver fatto un errore clamoroso a comportarsi da bullo con uno più bullo di lui e ora stia cercando di tornare sui suoi passi.
Tutto questo è un peccato, non si fa così. Ma magari sventolando un po’ di bandierine potremo illuderci di non aver interrotto l’emozione.
Bandiera blu, bandiera bianca
Prima o poi torneranno alla realtà anche quelli di Repubblica. Magari accorgendosi che ieri, in prima pagina, accanto all’articolo di Corrado Augias che nobilitava la chiamata piazzaiola-militaresca di Serra («qui si fa l’Europa o si muore») di quel necessario spirito garibaldino che le compete, appariva quello di Lucio Caracciolo che, invece, cominciava così: «L’Unione Europea è cerebralmente defunta. Alla prova della guerra si è rivelata inutile per risolverla. Nei tre anni di conflitto in Ucraina non ha saputo articolare uno straccio di proposta per farlo cessare».
Era quello su cui insisteva papa Francesco, per dire. Mobilitazioni emotive? Zero.
«Bisogna riconoscere a Trump – ha scritto ancora Caracciolo – il merito di averci riportato alla realtà, per noi europei assai sgradevole. Sappiamo quel che non siamo più. Né più torneremo a essere. Urge riflettere su che cosa possiamo volere. Vale anche per noi italiani. Anzitutto, serve la pace in Ucraina alle condizioni meno peggiori possibili e con decenti garanzie di sicurezza per Kiev, scontando che senza americani non se ne farebbe nulla. Su questo Roma può contribuire. In fondo, siamo stati l’unico paese europeo a proporre uno schema di soluzione negoziale della guerra un mese dopo che era scoppiata, poi inopinatamente depositato in un cassetto del segretario generale dell’Onu, dov’è ovviamente marcito».
Trump fa, con modi bruschi e ricattatori, quel che l’Europa avrebbe dovuto fare due anni fa: cercare un negoziato tra Stati Uniti e Russia per preservare l’Ucraina. Non l’abbiamo fatto, adesso andiamo in piazza a sventolare le bandierine. Sono blu monocromo, ma sembrano bianche.
Fonte: Emanuele Boffi | Tempi.it