
La notizia che ha attirato la mia attenzione in questi giorni riguarda la nascita all’interno della Striscia di Gaza di spontanee forme di protesta da parte di palestinesi critici nei confronti del governo di Hamas. Una novità, per quanto ne so, che non si era mai manifestata dopo l’aggressione terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023 e la successiva reazione dell’esercito israeliano.
La Striscia di Gaza è un territorio di 360 km quadrati, abitato da oltre due milioni di palestinesi, governato da Hamas, il movimento islamista che ha vinto le elezioni nella Striscia nel 2006 e sconfitto militarmente l’anno successivo l’Autorità Nazionale Palestinese, il movimento nazionalista erede di Arafat, che controlla politicamente e militarmente la Cisgiordania.
Hamas è un movimento che usa consapevolmente il terrorismo per raggiungere i suoi scopi, anzitutto l’islamizzazione della regione e l’annientamento dello Stato di Israele. L’esistenza di una forma di dissidenza all’interno della Striscia controllata da Hamas è un segnale di coraggio e di speranza di cui non ero a conoscenza, anche se lo avevo sperato con tutto il cuore.
Infatti, la dissidenza all’interno di Stati che impediscono alla società di esprimere la propria critica liberamente e pubblicamente è un bel segnale oggi, così come lo fu all’interno dell’Unione Sovietica, della Cina e di tutti i sistemi totalitari espressione delle diverse ideologie che hanno accompagnato la storia del Novecento e che sono ancora presenti nel Terzo Millennio.
Inoltre, la libertà di esprimere la propria critica nei confronti dello Stato è uno dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, che «non può favorire la formazione di gruppi dirigenti ristretti, i quali per interessi particolari o per fini ideologici usurpano il potere dello Stato» (san Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 46).
Dissidenti oggi ce ne sono molti in prigione, come in Cina o in Bielorussia e in Iran, altri vengono scambiati con spie del regime, come avvenuto ai dissidenti russi recentemente espulsi dalla Federazione, altri sono in clandestinità o in esilio, come in Venezuela e Nicaragua. Sono solo alcuni esempi, chissà quanti altri ne ho trascurati.
La libertà di dissentire è un bene che esiste nei Paesi occidentali, anche se limitato da diversi condizionamenti di tipo economico e da pressioni psicologiche di diverso tipo sulla popolazione. Ma, in Occidente, la libertà di dissentire esiste formalmente e, almeno in parte, anche realmente. Così non è nei Paesi che costituiscono il cosiddetto “asse del male”, diversi fra loro dal punto di vista ideologico e divisi per quanto riguarda gli obiettivi ultimi, ma uniti nell’odio contro l’Occidente e nel rifiuto delle regole del diritto internazionale, oltre che uniti nel rifiuto del riconoscimento della libertà politica alle società che governano.
Questa libertà oggi è in pericolo soprattutto perché viene sempre meno apprezzata. Infatti, grandi e gravi sono stati gli abusi compiuti in nome della libertà nel corso dei secoli XIX e XX, e nel primo quarto del terzo millennio. Abusi verso la sacralità della vita, che mai è disponibile, nemmeno se questa disponibilità diventa legge dello Stato; abusi verso l’importanza della famiglia, che in Italia non ha ancora la libertà di educare i propri figli senza dovere pagare una soprattassa allo Stato. Sono solo alcuni esempi, altri se ne potrebbero fare.
Tuttavia, se è vero che le ideologie hanno abusato dell’idea di libertà, slegandola dai valori fondamentali, ciò non toglie che la libertà «è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina e, di conseguenza, segno della sublime dignità di ogni persona umana» (Compendio dottrina sociale, 199).
Ora, questa libertà va difesa anzitutto riconoscendone l’importanza e la centralità di fronte a quei sistemi politici che la rinnegano e tolgono ai loro sudditi la libertà di criticarli. Se poi questi sistemi politici, con le loro ideologie, si affacciano in Occidente, presentandosi come moralizzatori dell’Occidente corrotto e libertario, addirittura trovando dei complici occidentali, allora bisogna insorgere per difendere la libertà di dire la verità di fronte al totalitarismo e alla menzogna.
Fonte: Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org