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Pollien: il silenzio e la preghiera per cambiare il mondo

La malattia della nostra epoca è nel cuore dell’uomo. E da lì partirà il rimedio

AlleaanfaSabato scorso sono stato a Serra San Bruno in Calabria per visitare la Certosa, dove vivono 13 monaci di otto nazionalità diverse. Fondata da san Bruno di Colonia nel secolo XI, questa Certosa è una oasi di pace in un mondo in guerra, dove gli uomini si allontanano da Dio e si combattono fra di loro. Bruno era tedesco, ma fondò la prima Certosa in Francia, per poi approdare in Calabria dopo essere stato a Roma come consigliere del Papa Urbano II. Un vero europeo.

Nella Certosa calabrese è sepolto un certosino nato nell’Alta Savoia, Francois Pollien (1853-1936), che a molti dirà poco o niente, ma per gli uomini e le donne di Alleanza Cattolica ha rappresentato molto nella loro formazione spirituale. Le sue opere principali, infatti, vale a direCristianesimo vissuto, La vita interiore semplificata e La pianta di Dio sono stati e continuano essere libri essenziali di riferimento non solo per i militanti dell’associazione, ma anche per i tanti che li hanno letti nelle diverse edizioni italiane. Finalmente è uscito un testo scientifico sulla sua vita e sulle sue opere, scritto da un sacerdote della diocesi di Messina, don Giuseppe Zanghì, che rende l’importanza che merita al grande lavoro del certosino (D’Ettoris editore, 2024).

Qualcuno forse potrà pensare che le spiegazioni contenute nelle opere di Pollien riguardino soltanto i volenterosi che non si accontentano di una vita spirituale mediocre, ma cercano qualcosa di più profondo che li aiuti a essere cristiani seri. Ma non è soltanto questo che Pollien ha voluto insegnarci.

Egli ha detto qualcosa di più. Ha ricordato che un mondo senza uomini di preghiera profonda è destinato a implodere. Egli ha mostrato con le sue opere che la preghiera è una cosa seria, che riguarda non soltanto i singoli che si sforzano di praticarla, ma l’intera società. C’è un testo di un cardinale gesuita del secolo scorso, Jean Daniélou (1905-1974), che si intitola L’orazione, problema politico (Edizioni Arkeios, 2000). Politico nel senso della polis, del bene della comunità, quel bene comune spiegato dalla dottrina sociale della Chiesa. «Chi prega si salva», diceva sant’Alfonso Maria de Liguori (1696-1797), ma anche la società in cui si prega, tanto e bene, è destinata a salvarsi. La preghiera non riguarda solo i singoli, spiega Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi, perché pregare e sperare, che sostanzialmente coincidono, sono la condizione della salvezza del mondo e i cristiani nell’epoca moderna hanno sbagliato quando hanno pensato alla salvezza solo in termini strettamente personali. Non ci si salva da soli, perché l’uomo è sempre in relazione con altri e non dovrebbe dimenticare di pregare e pensare alla salvezza di chi gli sta a fianco nella vita. i suoi familiari, i suoi amici, la sua patria, il mondo. Se lo fa, viene meno a una caratteristica fondamentale della sua umanità, contraddice la sua natura sociale e si ammala. La società attuale, che è una «congiura contro la vita interiore», come diceva Georges Bernanos (1888-1948), è diventata una società disperata, ammalata di individualismo.

I 13 certosini di Serra San Bruno ci ricordano tutti i minuti di ogni giorno questa verità fondamentale per uscire dalla crisi della nostra epoca.

Fonte: Marco Invernizzi | AlleanzaCattolica.org

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