La parola autocoscienza ha molte sfumature. Mi sembra quindi opportuno partire proprio da questa parola, perché è quello l’ambito in cui emerge la possibilità di un cambiamento. Il contrario del borghese, si sa, è il rivoluzionario. Vale la pena ricordare che il titolo del libro di Giussani uscito l’estate scorsa ha dentro proprio la parola “rivoluzione”: si intitola infatti Una rivoluzione di sé, il che ci porta alla questione dell’autocoscienza.
Come si combatte la tentazione del borghesismo? Facendo la rivoluzione, sì. Ma quale rivoluzione? Non una rivoluzione sociale o politica in senso stretto, bensì una rivoluzione che ha a che fare col cambiamento del mio sguardo su me stesso. Questa è la vera rivoluzione: la “rivoluzione” di sé.
Ma proviamo ad andare un po’ più a fondo. Questo tema emerge in particolare nei momenti in cui ci si interroga sul proprio rapporto con il benessere e il privilegio. Parlando con giovani professionisti, persone dalla carriera avviata e talvolta brillante, affiorano addirittura dei sensi di colpa, quasi che nel guardare al proprio tenore di vita agiato, pieno di comfort, uno si sentisse in colpa, o comunque sentisse un disagio, uno stridore rispetto al proprio desiderio di vivere un’esistenza donata, grande, spesa per l’ideale. È quello che a me piace chiamare “complesso del giovane ricco”.
Questo sentimento si manifesta nel momento in cui ti svegli la mattina e, anziché provare entusiasmo per ciò che ti aspetta, ti trovi addosso questo amarognolo senso di colpa, per cui ti viene chissà perché da pensare al giovane ricco del Vangelo, quello che incontra Gesù e gli domanda cosa fare per avere la vita eterna, ma una volta sentita la risposta se ne va triste: «Sarebbe bello, ma non è per me».
Il “complesso del giovane ricco”, detto in altri termini, consiste in questo sottile scetticismo, per cui si getta la spugna prima di tentare, per paura di non essere all’altezza. Innanzitutto, va detto che l’emergere di questa malinconia, per quanto possa sembrare un limite, ha dentro qualcosa di bello, di ammirevole. È il segno di un cuore che desidera, di un cuore veramente segnato dall’incontro fatto, che sente il richiamo di qualcosa di più grande.