Gli USA propongono di lasciare la Crimea ai russi, Mosca sarebbe pronta a fermarsi. Ma rimane aperta la questione della neutralità dell’Ucraina
I media americani svelano il piano di Trump. Una soluzione per chiudere la guerra in Ucraina che, sulla carta, potrebbe funzionare, anche se poi, osserva Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, bisognerà discutere della madre di tutte le questioni: quella della neutralità dell’Ucraina.
Il negoziato continua, ed è già qualcosa, viste le dichiarazioni di Trump e Rubio dei giorni scorsi, ma ora si arriva al cuore del problema: la spartizione dei territori. La proposta è questa: gli USA riconoscerebbero la Crimea ai russi, togliendo poi le sanzioni alla loro economia e ottenendo in cambio la cessazione delle ostilità, attestandosi sul fronte attuale in attesa di un accordo di pace. Mosca accetterebbe (così conferma il Financial Times). Così l’Ucraina avrebbe la garanzia di uno sbocco sul Mar Nero, proprio mentre la NATO sta costruendo una grande base in Romania, nello stesso teatro. Poi, però, Putin vorrà assicurazioni sulla neutralità di Kiev.
Il piano verrà spiegato oggi a Londra da Keith Kellogg, inviato di Trump per l’Ucraina, a Francia, Germania, Regno Unito e Ucraina. Gli europei potrebbero accettarlo in cambio di garanzie per la sicurezza dell’Ucraina stessa.
Putin pronto a congelare la linea del fronte in cambio della dichiarazione che la Crimea è russa e della revisione delle sanzioni contro la Russia. Siamo ad una svolta?
In Crimea c’è la flotta del Mar Nero. E per i russi questo teatro diventa ancora più importante, visto che la NATO sta costruendo, a Costanza, in Romania, la più grande base d’Europa. Poter disporre della Crimea come base della propria flotta è giudicato un risultato comunque significativo da Putin. Un’apertura che, per adesso, come contropartita, avrà lo stop ai combattimenti sulla linea del fronte attuale. Penso, però, che poi si dovrà parlare anche di altre misure, del destino dell’Ucraina, della sua presenza o meno nell’Alleanza Atlantica. Trump ha detto più volte che non potrà aderire. Infine, c’è il tema della eventuale presenza di soldati occidentali nel Paese.Lo scambio tra la Crimea e la fine delle ostilità basta a concludere il negoziato?
A questo punto potremmo dire che il livello dello scontro si sposterà dai territori alla postura dell’Ucraina, per capire, appunto, se sarà un Paese neutrale o continuerà a essere armato e organizzato dagli occidentali contro la Russia. Una cosa è certa: le discussioni andranno avanti, perché è vero che adesso ci sarà una riunione a Londra alla quale parteciperà Zelensky con Kellogg, insieme a francesi, tedeschi e inglesi, ma contemporaneamente, o poco dopo, Witkoff andrà a parlare con Putin a Mosca. E lui è l’uomo di fiducia di Trump. Evidentemente, il presidente americano sta muovendo tutte le sue risorse migliori per cercare di ottenere un risultato.
Alla notizia che gli USA vogliono riconoscere la Crimea come russa, anticipata dal New York Post e poi confermata da altri media americani tra cui il Washington Post, Zelensky ha reagito confermando che è terra ucraina. Un ostacolo al negoziato?
La proposta che sta emergendo è una base negoziale. È probabile che Trump abbia concordato con Putin una azione forte americana per convincere l’Ucraina a riconoscere la Crimea, promettendo una forma di pressione enorme per ottenere lo stesso riconoscimento da parte di alcuni Paesi europei. Se però la sovranità russa sulla Crimea venisse accettata da tutti, è probabile che anche l’opinione pubblica ucraina, alla fine, spinga per cederla. Quella di Zelensky, per il momento, è una posizione di principio.
Per gli altri territori, invece, cosa succederà? Si fa strada l’idea del 20% di territorio occupato lasciato di fatto ai russi, anche se formalmente ancora ucraino. Si proseguirà su questa strada?
Potrebbe essere così. A questo punto, però, credo che Putin chiederà rassicurazioni sulla posizione dell’Ucraina, sulla sua neutralità: in precedenza parlava addirittura di smilitarizzazione.
Ma il capo del Cremlino smetterebbe comunque di combattere nel momento in cui gli verrà assicurata la Crimea (e la revoca delle sanzioni), senza aspettare oltre?
Sì, potrebbe fermarsi proprio per mettere Zelensky con le spalle al muro. Nel momento in cui ci fosse il riconoscimento della Crimea alla Russia, potrebbe farlo. Di fronte allo stop, l’Ucraina come reagirebbe? Continuando a combattere? Probabilmente non ha la forza, è stanca. Zelensky non avrebbe ragioni né materiali né politiche per imporre una linea d’azione che, a questo punto, sembrerebbe quasi immotivata. Putin potrebbe optare, in maniera strumentale, per la sospensione dei combattimenti, per provocare questa reazione in Ucraina. Se Kiev dovesse opporsi comunque alle sue proposte, tornerebbe a combattere, tanto la sua superiorità militare è fuori discussione.
La riunione di Kellogg a Londra, quindi, non è convocata per parlare delle forze di rassicurazione o di resilienza che alcuni Paesi europei potrebbero mettere a disposizione per il dopoguerra: chiederà a Francia, Germania, Regno Unito e Ucraina di accettare la Crimea russa?
A questo punto non ci sono alternative: si parlerà proprio di quello. Kellogg porterà questa proposta americana, chiedendo a ucraini ed europei di adeguarsi. Dovranno spiegare se continueranno nella loro opposizione ai russi o accetteranno di cedere la Crimea.
Fonte: Int. Marco Belrtolini | IlSussidiario.net